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A costituire il valore dell’uomo è non la verità di cui chicchessia sia in possesso, o pretenda di esserlo, bensì l’impegno sincero che l’uomo ha profuso per scoprirla. È attraverso la ricerca della verità, e non col possesso di essa che le sue forze si fanno più grandi, e solo in questo consiste la sua sempre progrediente perfezione.
Gotthold Ephraim Lessing
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 3,13-17)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo: «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna. Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».
Mi lascio ispirare
Basta accendere un telegiornale, leggere un quotidiano o scorrere un sito di notizie per esclamare “in che mondo viviamo?” o “dove siamo arrivati?”. Ho tristemente sentito persone che stimo considerare con sdegno: “l’essere umano è il male della terra, ci estingueremo e ce lo meritiamo”.
Il bene è sempre molto più silenzioso del male, fa meno scalpore ed è nascosto nelle piaghe del tempo e della storia, come un tesoro di cui ancora non abbiamo compreso bene l’esistenza.
Anche dentro di noi, fermandoci, scorgiamo tanti errori, tante cose che giudichiamo sbagliate e talvolta pensiamo “peccato che io sia così”, “peccato che per colpa mia le cose stiano così” e poi, arresi, perseveriamo credendo di possedere una verità definitiva su noi stessi e sulla nostra storia.
Gesù Cristo squarcia l’involucro di questa mentalità, ribalta le prospettive e dice con convinzione che quello che ci fa esclamare “Peccato!” (che sia dentro o fuori di noi) va innalzato e contemplato alla luce del suo termine di relazione; solo così è possibile invertire la rotta del pensiero stereotipato che impera e ci lascia senza prospettive nuove su noi stessi e sul mondo; solo così è possibile incominciare a ricordarci del fine più alto che è celato nel passaggio, nella tensione che c’è tra la nascita e la morte e tra la morte e la resurrezione. Solo così è possibile un cambiamento e una pienezza eterna di vita.
Siamo concepiti per vivere e farlo a pieno con tutto il creato; da questa concezione dipende tutta la storia del mondo e quella personale!
Se scegliamo di dare credito alle parole di Gesù Cristo, alla sua storia e alla sua testimonianza, incominciamo a dare credito a noi stessi e agli altri, abbiamo la possibilità di essere salvati da una luce sempre rinnovata che ci permette di riscoprire dentro noi stessi la concezione originaria e liberata della vita, consentendoci di scorgerla anche negli altri e nella storia. La nostra guarigione sarà inevitabilmente la guarigione del mondo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa condanno in me, oggi, e cosa provo nel sapere che posso lasciare andare questo giudizio per far posto a nuove prospettive?
Come mi sento considerando che sono protagonista del cambiamento?
Quando essere perdonato mi ha guarito e in che modo ciò si è riverberato negli altri?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Settembre
2022
Oltre ogni definizione
commento di Gv 3,13-17, a cura di Mounira Abdelhamid Serra