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Non esiste qualcuno su questa terra, fosse anche il più disgraziato,
che non attenda qualcuno che creda in lui.
Don Oreste Benzi
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 7,11-17)
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla. Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei. Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre. Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo». Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.
Mi lascio ispirare
Oggi ci vengono raccontate due scene di movimento: il movimento di Gesù verso la città e il movimento della processione verso la tomba del figlio della vedova. Entrambi accompagnati da grande folla. Un movimento di vita e di salvezza, quello del Signore, che incontra un movimento di morte e rassegnazione, quello della vedova: già fragile perché priva del marito, perde l’unico figlio. Una situazione senza speranza, in cui la vita con tutte le sue possibilità sembra essersi definitivamente chiusa.
In questo episodio, il miracolo non avviene in base a una richiesta, avviene per iniziativa del Signore stesso, che sente compassione. Questo è molto importante, perché ci parla di un Signore profondamente sensibile al dolore che incontra e che non può rimanere indifferente. Questo incontro riporta la vita lì dove sembrava impossibile.
Questa storia parla anche a noi, parla del Signore nella nostra vita. Prima ancora che noi lo cerchiamo, lui ci sa venire incontro e ci cerca, proprio in quei luoghi delle nostre vite che sembrano sepolcri chiusi e senza uscita. Lui sa aprire strade inaspettate e nuove per noi. Quello che ci chiede è essere disponibili alla relazione con lui e lasciarlo entrare. Questo non significa che accadrà qualcosa di straordinario che fa sparire d’improvviso tutti i nostri problemi: il vero miracolo è lo sguardo nuovo sulla nostra vita, una sguardo di speranza, che ci permette di far sì che le situazioni di morte non siano per noi più catene invincibili, non abbiano più l’ultima parola.
Si tratta di alzare lo sguardo e vedere la realtà con la prospettiva del Signore: una prospettiva di perdono, misericordia, di nuovo incontro. Questo cambia davvero la vita: il Signore ci invita ad alzarci e riprendere il cammino con una nuova forza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi aiuta ad alzare lo sguardo e cercare di vedere le cose da un prospettiva nuova?
Quali sono quei luoghi della mia vita che parlano di morte e hanno bisogno di essere incontrati dal Signore?
Quali luoghi, relazioni, incontri mi parlano di speranza?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Settembre
2022
Il vero miracolo
commento di Lc 7,11-17, a cura di Daniele Ferron