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Recisa di netto ogni memoria in me della vita precedente, […] mi sentivo come rifatta vergine e trasparente la coscienza, e lo spirito vigile e pronto a trar profitto di tutto per la costruzione del mio nuovo io. […] e mi si presentavan facili e lievi le nuove relazioni che dovevano stabilirsi tra noi, poiché ben poco ormai io avrei avuto bisogno di chieder loro per il mio intimo compiacimento. La Fortuna mi aveva sciolto di ogni intrico, all'improvviso, mi aveva sceverato dalla vita comune, reso spettatore estraneo della briga in cui gli altri si dibattevano ancora
Luigi Pirandello, Il fu Mattia Pascal
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 14,1-12)
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodigi!». Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo considerava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Battista». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Mi lascio ispirare
I modi di pensare, le abitudini e le aspettative a volte diventano dei vestiti troppo stretti, dentro cui si sta scomodi. “Non posso deludere questo”; “non posso dire no a quello”; “cosa penseranno se non․․․?”; “non posso smettere di portare avanti questa cosa”; “io sono quello allegro: non posso farmi vedere triste!”․․․
Tante delle mie preoccupazioni e fatiche vengono da questa strenua difesa della mia immagine: non di me stesso, che magari sono già altrove o starei meglio in un altro modo, ma della mia immagine. Lʼimmagine “bloccata” che gli altri hanno di me․․․ O meglio, che io penso che gli altri debbano avere di me.
È perché abbiamo paura di perderci. Così è stato anche per Erode. Il re è uno che ha il potere di mantenere le promesse. Se non mi mostro coerente con questa immagine, se non mi mostro più re, chi sono io? Cosa rimane di me? Ecco la paura che attanaglia Erode, e lo porta a tradire e uccidere tutte le occasioni di vita buona che in Giovanni gli si erano aperte.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali giudizi mi influenzano di più, quale immagine di me mi preoccupo di difendere?
Quando questi giudizi e questa preoccupazione mi hanno portato a “uccidere” occasioni di vita buona?
Chi sono io? Rispondo davanti allo sguardo del Padre.
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Luglio
2022
Dannata coerenza
commento di Mt 14,1-12, a cura di Harambet