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Io sono là dove è sempre stato l’uomo,
viaggiatore vincente del suo dolore
nel teatro dove non recita ma vive le parole.
Io sono là e niente mi confonderà,
niente mi perderà.
Roberto Vecchioni, Esodo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 7,21-29)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”. Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande». Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.
Mi lascio ispirare
Signore, Signore: le parole sono menzogne con le quali costruisco muri per impedirmi di incontrare me stesso e di incontrare di conseguenza le persone accanto a me; le parole sono specchio che riflette meticolosamente chi sono e mi regalano l’opportunità di lasciarmi trovare da chi vuole accarezzarmi o di affrontare a viso aperto chi mi contrasta. Le parole assomigliano a un labirinto: in esse posso perdermi e perdere l’appuntamento con la verità che mi abita oppure posso seguire faticando la via dell’autenticità.
Mi scopro in dialogo con me stesso, e in questo dialogo sperimento la possibilità duplice che le parole custodiscono. È una conversazione che si riverbera causando un’eco attorno a me, non è il solipsismo autoreferenziale di una torre d’avorio: se mi chiudo all’incontro trasparente con ciò che in me vive, questo si riverserà sulle relazioni; se mi consegno all’incontro cristallino con ciò che mi abita, questo potrà diventare una benedizione per coloro che incrociano la mia esistenza.
Signore, Signore: Gesù mi accompagna a conoscere e a liberare me stesso, mi accompagna a rendere me casa costruita sulla roccia dove posso abitare io per primo, mi accompagna a diventare una dimora solida con la porta aperta.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono le resistenze che si frappongono fra me e me stesso/a?
Quali sono le parole che mi aiutano a incontrare me stesso/a?
Quale incontro affido al Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Giugno
2022
Verso me, verso casa
commento di Mt 7,21-29, a cura di Carmine Carano SJ