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Non passione ci vuole, ma compassione, capacità cioè di estrarre dall’altro la radice prima del suo dolore e di farla propria senza esitazione.
Fëdor Dostoevskij
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 6,34-44)
In quel tempo, sceso dalla barca, Gesù vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Essendosi ormai fatto tardi, gli si avvicinarono i discepoli dicendo: «Il luogo è deserto ed è ormai tardi; congedali, in modo che, andando per le campagne e i villaggi dei dintorni, possano comprarsi da mangiare». Ma egli rispose loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Gli dissero: «Dobbiamo andare a comprare duecento denari di pane e dare loro da mangiare?». Ma egli disse loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». Si informarono e dissero: «Cinque, e due pesci». E ordinò loro di farli sedere tutti, a gruppi, sull’erba verde. E sedettero, a gruppi di cento e di cinquanta. Prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò la benedizione, spezzò i pani e li dava ai suoi discepoli perché li distribuissero loro; e divise i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono a sazietà, e dei pezzi di pane portarono via dodici ceste piene e quanto restava dei pesci. Quelli che avevano mangiato i pani erano cinquemila uomini.
Mi lascio ispirare
Contemplo il grande mistero dell’Incarnazione. Il Verbo di Dio, che è da sempre, è disceso nel mondo; attraversa in toto la nostra umanità, non se ne vergogna. Contemplo come egli è vero Dio e vero uomo.
Mi soffermo sull’immagine della folla, realtà fondante tutto il Vangelo. Fra di essa scorgo i volti dei miei fratelli e delle mie sorelle, volti solcati dalla sofferenza, rigati dalle lacrime, ma illuminati dal sorriso di una speranza che è comunione, al nutrimento della Parola e del Pane. Lì in mezzo scorgo anche il mio volto e mi ritrovo nel grido del popolo affamato, mi riconosco accanto all’altro nella ricerca affannosa di non so bene neanch’io che cosa, nel deserto.
E poi vedo il volto di Gesù. Mi accorgo che sta guardando proprio me, tra la folla; ma non è un vedere tra gli altri, è uno scorgere profondo da parte di qualcuno che mi capisce, che sa quello che sto provando, che ha compassione di me, che sa ascoltarmi, che mi ama. In questo modo so che non ho bisogno di nient’altro e la mia ricerca è finita, sono proprio dove dovrei essere e non temo più la fame e la paura, perché sono sazio di lui, Parola e Pane, amore vero.
Nella folla, allora, riscopro la comunione con i fratelli e le sorelle e con Dio; con Gesù, luce del mondo, sono rinnovato e posso trasformare questo luogo deserto in un mondo nuovo di pace, in cui nessuno è abbandonato nel grido della propria miseria, ma è ascoltato e accolto nell’amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale situazione della mia vita mi sembra di vagare affamato nel deserto?
In quale occasione mi è capitato di provare vergogna per qualche parte della mia umanità? In che modo ho riscoperto il Signore che mi visitava proprio lì?
Che cosa affido oggi al Signore, perché nelle sue mani possa trovare vita nuova? Come posso collaborare?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Gennaio
2022
Parola e Pane, amore vero
commento di Mc 6,34-44, a cura di Marco Ruggiero