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Ed ecco che una mattina, con il sorgere del sole, era apparsa una rosa. Lei, lei sola, è più importante di tutte voi, perché è lei che ho innaffiata.
Antoine De Saint-Exupéry, Il piccolo principe
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 2,22-35)
Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori».
Mi lascio ispirare
Dopo la presentazione del salvatore ai pastori ecco quella ufficiale, secondo la legge, al tempio del Signore. In questa scena contempliamo la venuta dell’atteso di Israele. Egli, che secondo le profezie era atteso come il fuoco del fonditore e la liscivia dei lavandai, ci viene qui presentato con la tenerezza e l’umiltà di un bambino in fasce.
Il nome di Gesù risuona nel tempio di Gerusalemme e finalmente il volto di Dio, tanto mendicato nella storia di Israele, è visto! Dio si lascia chiamare per nome, con la stessa trepidazione di chi genitore attende di vedere il proprio bambino e chiamarlo per la prima volta. Quanta dolcezza, quanta tenerezza!
In Simeone Gesù viene accolto, la sua voce è la voce di colui che finalmente ama perché amato, grido della sposa che va incontro al suo sposo. Dio è chiamato per nome e in Gesù riconosciuto come “colui che salva”.
È cosi allora che al giungere della notte si può schiudere il canto di Simeone. Ogni creatura, con il dono dello Spirito Santo, può chiudere gli occhi nella pace di chi è salvato nella promessa di Dio. Dio è amore, l’Emmanuele che tutto ama e perdona.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Davanti a un Dio che si presenta come bambino cosa provo?
Se lascio risuonare in me il nome Gesù che emozioni sento?
In che modo credo che, accogliendo questo bambino, la mia vita possa essere salvata?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Dicembre
2021
È tempo di partire…
commento di Lc 2,22-35, a cura di Maria Buiatti Luca Baccolini