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Mettere la legge prima della persona è l'essenza della bestemmia!
Simon Weil
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 13,10-17)
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’ era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli, dunque, venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Mi lascio ispirare
Un’assemblea radunata ad ascoltare la Parola d’Amore donata da Dio agli uomini. In quel luogo, una donna che da tanto tempo non riesce a star dritta, cioè non può vivere secondo la sua reale “statura”. Ma è costretta, quasi naturalmente, a piegarsi davanti a tutti.
Forse anche dentro di noi ci sono dei motivi per cui non riusciamo a stare “dritti” dinanzi agli altri. Forse sono il frutto di ferite inferte, colpe personali, familiari, la cui origine spesso è lontana nel tempo e di cui spesso non abbiamo memoria. Ma il Signore conosce, vede e ci chiama. Non attende che esprimiamo il nostro disagio, a cui forse ci siamo abituati da tempo, ma offre guarigione.
Gesù tocca la donna, forse più per rassicurarla della sua vicinanza fisica e amicizia che per perfezionare il gesto taumaturgico. E difatti non tardano ad arrivare gli attacchi dei codardi, di chi non osa prendersela con il Maestro, ma non ha paura di una povera donna curva da diciotto anni!
Ma come accade alla donna, Gesù non ci lascia soli, proprio a partire dalla guarigione di questa figlia amata cerca di curare anche noi da un male ben più grave, l’ipocrisia. Quella paura originaria di non essere fatti bene che di spinge a celare i nostri volti dietro a maschere che presumiamo renderci più belli, amabili, simpatici ecc.
Così il Signore toglie a quest’uomo per bene, la maschera invitandoci oggi a non prendere le parti di quelli che in nome della legge sopprimono la vita dei figli. Aiutaci Signore a non scordare che, come afferma Simon Weil, «mettere la legge prima della persona è l’essenza della bestemmia!».
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa mi incurva davanti agli altri?
Oggi il Signore offre guarigione, dove desideri essere toccato da Lui?
Cosa mi spinge a indossare una maschera? Quali “leggi” cito per legittimarne l’uso?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
25
Ottobre
2021
Parola d’Amore
commento di Lc 13,10-17, a cura di Narciso Sunda SJ