René Magritte, La battaglia delle Argonne, 1959 -
Che cos’è positivo, la pesantezza o la leggerezza? Parmenide rispose: il leggero è il positivo, il pesante è negativo. Aveva ragione oppure no? Questo è il problema. Una sola cosa era certa: l’opposizione pesante-leggero è la più misteriosa e la più ambigua tra tutte le opposizioni.
Milan Kundera
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 11,28-30)
In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».
Mi lascio ispirare
Un giogo che in realtà non affatica, ma dà ristoro: come può essere che ciò che sta sulle spalle, che ci carica, in realtà diventi non oppressivo?
Sappiamo bene come i pesi della vita, di ogni vita, le situazioni di difficoltà, di delusione, di ingiustizia, di dolore, tendano ad affaticarci, talvolta a sopraffarci. Tendano appunto, a “caricare” sulle nostre spalle quei gioghi, quei pesi, che ci fanno arrancare, che ci fanno camminare a fatica, che talvolta ci impediscono addirittura di alzare lo sguardo. E allora se ne diventa oppressi, stanchi… si giunge quasi a dire in alcuni casi, come il profeta Giona, “meglio per me morire che vivere”.
Gesù vuole inserirsi in queste nostre situazioni per offrirci un giogo, il suo giogo, che in realtà non solo non affatica, ma permette di trovare ristoro. Un giogo che permette di rialzare lo sguardo, di scoprire la novità di vita e di speranza, proprio laddove sembrano sparite dall’orizzonte. Non può che essere il giogo dell’amore, del farsi fratelli, compagni di cammino di vita, di solidarietà, di condivisione.
Ciò che è condiviso, anche la difficoltà e il dolore, diventa luogo in cui con Gesù si scopre una presenza che ama, che si fa carico a sua volta di ciò che pesa. E allora anche lo sguardo non è più basso, non è più solo fisso al passo ormai stanco di chi ha perso la passione per la vita (“tanto non cambia niente…”; “è tutto inutile…”), ma può di nuovo guardare in alto, perché si è a nostra volta “guardati” da uno sguardo di amore e accoglienza assoluti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale peso rischia di immobilizzarmi?
Quando ho sentito che un peso mi dava vita, mi metteva in moto?
Cosa vorrei condividere, oggi, e con chi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Luglio
2021
Un peso che libera
commento di Mt 11,28-30, a cura di Lino Dan SJ