Ph. from PikWizard -
Già, anche noi sappiamo dividerci in due.
Ma solo in corpo e sussurro interrotto.
Wislawa Szymborska
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 10,24-33)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto più i suoi familiari! Non li temete dunque, poiché non c’è nulla di nascosto che non debba esser svelato, e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna. Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia. Quanto a voi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati; non abbiate dunque timore: voi valete più di molti passeri! Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli”.
Mi lascio ispirare
Essere discepoli vuol dire avere un maestro da seguire, un modello. Di più: vuol dire essere desiderosi di servire colui che consideriamo Signore della nostra vita. Di più: vuol dire sapere che nella nostra vita c’è un padrone di casa che, come tale, si prende cura di noi nel momento in cui gli affidiamo tutta la nostra esistenza.
Certo, se il nostro Maestro, Signore, padrone di casa è Gesù questo implica affrontare, come lui, fatiche, contrarietà, avversità, situazioni minacciose per la nostra serenità o chiaramente pericolose.
Eppure Gesù ci rassicura: “Non temete!”. Passate dalla paura che queste avversità generano alla scoperta del tesoro che si nasconde in questa stessa fatica. È grazie a questi ostacoli che comprendiamo di essere destinatari di un sussurro intimo, di essere interlocutori di Dio in un dialogo profondo. Attraverso il cuore del Figlio, attraverso la sua esperienza, siamo rimandati ad entrare nel segreto del Padre, nel quale tutto esiste, tutto è compreso: la vita che riceviamo in ogni sua piega come la morte del nostro corpo. Tutto è da Lui abbracciato e accolto.
Allora si comprende che l’invito che Gesù ci rivolge a riconoscerlo nelle nostre storie davanti agli uomini, ad annunciarlo e a testimoniarlo si fa invito a incontrare lui e il Padre, a sintonizzarci su quel sussurro!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale immagine inventerei per descrivere il mio essere discepolo/a di Gesù?
In quale situazione a me avversa ho sentito chiaro il sussurro intimo di Dio?
Oggi cosa significa per me riconoscere il Signore davanti agli uomini?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Luglio
2021
Sintonizzati su un sussurro
commento di Mt 10,24-33, a cura di Lorena Armiento s.a.