Ph. Verena M., Martina Pampagnin -
Non c’è felicità nell’essere amati. Ognuno ama se stesso; ma amare, ecco la felicità.
Hermann Hesse
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 21,33-43.45)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti». Udite queste parabole, i capi dei sacerdoti e i farisei capirono che parlava di loro. Cercavano di catturarlo, ma ebbero paura della folla, perché lo considerava un profeta.
Mi lascio ispirare
Oggi ci viene offerto un messaggio che definire attuale è dir poco. Gesù, rivolgendosi a coloro che si trovavano in cima alla gerarchia religiosa dell’epoca, non cessa di metterci in guardia dalla tentazione più subdola che esista: pensare esclusivamente a sé stessi. È da qui che nasce tutto il peccato del mondo. Proviamo allora a entrare dentro questo splendido dipinto che è la parabola dei vignaioli disonesti per osservare da vicino le figure umane che lo compongono.
Colpisce all’inizio che il padrone della vigna non sia descritto come un re, bensì come un semplice uomo. Un uomo generoso il quale, possedendo un terreno, non solo decide di renderlo disponibile agli altri ma vi pianta anche una vigna perché il dono sia completo, dolce e fruttuoso. I contadini rappresentano quella parte dell’umanità odierna tutta dedita e specializzata nel trarre profitto dalla terra che li circonda, dimentichi che essa non gli appartiene. I servi inviati dal padrone sono i campioni della fede coloro che, prima ancora del figlio stesso e illuminati da un amore che non chiede il contraccambio, sono pronti a sacrificarsi per la conversione altrui.
Lo scambio finale tra Gesù e i capi dei sacerdoti segna la distanza tra due modi di pensare davvero inconciliabili. I farisei infatti, interrogati su cosa accadrà al ritorno del padrone, non oltrepassano quella giustizia punitiva tanto amata da chi, sbarazzandosi dei cattivi, spesso finisce per prenderne il posto. Gesù focalizza invece l’attenzione sulla pietra scartata dai costruttori: la meraviglia di Dio non sta infatti nella distruzione miserevole di chi ha pensato a sé stesso quanto piuttosto nel riscatto di coloro che hanno sofferto e donato la propria vita affinché tutti possano un giorno godere dei frutti del Regno.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale luogo della mia vita mi sento chiamato a sacrificarmi per il bene dell’altro?
Quale luce tiene viva la mia fede?
Cosa mi aiuta a relativizzare i miei bisogni per amare senza pretendere il contraccambio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Marzo
2021
Illuminati da un amore che non chiede il contraccambio
commento di Mt 21,33-43.45, a cura di Fabrizio Barbieri