Ph. Verena M. -
Non vi è un solo raccolto per il cuore: il seme dell’amore deve essere riseminato senza posa.
Anne Morrow Lindbergh
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 4,1-20)
In quel tempo, Gesù cominciò di nuovo a insegnare lungo il mare. Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli, salito su una barca, si mise a sedere stando in mare, mentre tutta la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose con parabole e diceva loro nel suo insegnamento: «Ascoltate. Ecco, il seminatore uscì a seminare. Mentre seminava, una parte cadde lungo la strada; vennero gli uccelli e la mangiarono. Un’altra parte cadde sul terreno sassoso, dove non c’era molta terra; e subito germogliò perché il terreno non era profondo, ma quando spuntò il sole, fu bruciata e, non avendo radici, seccò. Un’altra parte cadde tra i rovi, e i rovi crebbero, la soffocarono e non diede frutto. Altre parti caddero sul terreno buono e diedero frutto: spuntarono, crebbero e resero il trenta, il sessanta, il cento per uno». E diceva: «Chi ha orecchi per ascoltare, ascolti!». Quando poi furono da soli, quelli che erano intorno a lui insieme ai Dodici lo interrogavano sulle parabole. Ed egli diceva loro: «A voi è stato dato il mistero del regno di Dio; per quelli che sono fuori invece tutto avviene in parabole, affinché guardino, sì, ma non vedano, ascoltino, sì, ma non comprendano, perché non si convertano e venga loro perdonato». E disse loro: «Non capite questa parabola, e come potrete comprendere tutte le parabole? Il seminatore semina la Parola. Quelli lungo la strada sono coloro nei quali viene seminata la Parola, ma, quando l’ascoltano, subito viene Satana e porta via la Parola seminata in loro. Quelli seminati sul terreno sassoso sono coloro che, quando ascoltano la Parola, subito l’accolgono con gioia, ma non hanno radice in se stessi, sono incostanti e quindi, al sopraggiungere di qualche tribolazione o persecuzione a causa della Parola, subito vengono meno. Altri sono quelli seminati tra i rovi: questi sono coloro che hanno ascoltato la Parola, ma sopraggiungono le preoccupazioni del mondo e la seduzione della ricchezza e tutte le altre passioni, soffocano la Parola e questa rimane senza frutto. Altri ancora sono quelli seminati sul terreno buono: sono coloro che ascoltano la Parola, l’accolgono e portano frutto: il trenta, il sessanta, il cento per uno».
Mi lascio ispirare
Queste sono parole che si prestano molto bene al generare sensi di colpa.
Solitamente quando le leggiamo ci identifichiamo velocemente con uno dei semi che per un motivo o per l’altro non portano frutto, ci sentiamo un po’ in colpa perché dovremmo essere il seme che dà il cento per uno e poi continuiamo la nostra vita con un po’ di amaro in bocca perché non siamo “come dovremmo essere”. Anche se non sembra, questa è la soluzione che molto spesso preferiamo, nonostante il sentimento di inadeguatezza che ci prende.
Preferiamo questa soluzione perché è veloce, non chiede un grande lavoro di riflessione o di meditazione perché tanto il cento per uno non lo darò mai! E il senso di colpa che sentiamo, paradossalmente, è rassicurante! È come se fosse un piccolo prezzo da pagare per evitare di lavorare su di me. È come se dicessimo: «Caro Padre, facciamo così: io non prendo sul serio la tua Buona Notizia, ma in cambio ti pago sentendomi un po’ a disagio».
L’altra soluzione è quella di prendere gli esempi di semina come un aiuto a capire l’atteggiamento di vita in cui mi trovo adesso e assumerlo come il punto di partenza del mio cammino di crescita umana e spirituale. Capisco dove mi trovo, e quindi capisco su quali aspetti della mia vita iniziare a lavorare per arrivare all’obiettivo del trenta, sessanta o cento per uno. Certo, è un obiettivo che sappiamo di non poter raggiungere, ma dà direzione alla mia strada. Evidentemente si tratta di una cosa più complessa, perché chiede un lavoro serio di verità su di noi e la fatica del camminare.
A essere sinceri, tra le due soluzioni, la seconda è oggettivamente più complicata. Forse è davvero più semplice sentirsi in colpa e continuare la nostra vita! Il problema è che nel contratto di scambio della prima opzione ci sono delle clausole scritte in caratteri molto piccoli, che dicono che c’è un prezzo ulteriore da pagare: quello che stiamo dando via è anche la possibilità di una vita da persone libere.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali occasioni mi sono identificato con uno dei semi che non dà frutto?
Cosa mi ha fatto sentire a disagio, sotto gli occhi del Signore?
In che modo semino? In che modo sono terra che accoglie i semi? Che seme sono?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
27
Gennaio
2021
“Come dovremmo essere”
commento di Mc 4,1-20, a cura di Leonardo Vezzani SJ