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Soltanto il singolo individuo sa che voce ha il proprio silenzio.
Hasier Agirre
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 1, 19-28)
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Mi lascio ispirare
“Che cosa dici di te stesso?”, mi chiede oggi la Parola. “Chi sei?” Come rispondere a questa domanda banale e immensa?
Bisogna approfondire, bisogna andare dentro di sé per rispondere, così in fondo che ci si può perdere. Ho bisogno di qualcuno che mi indichi la diritta via.
Ma dopo avere scansato i vari “io ho fatto…”, “io ho capito…”, “io ho…”, dopo aver eliminato tutti gli aggettivi esterni con cui di solito mi descrivo, che sono solo dei come (“sono pigro, atletico, generoso, avaro, buono, determinato…”), cosa mi rimane? Cosa rispondo ai farisei al posto di Elìa?
Solo quando ti conosco, ti vedo in mezzo al mio deserto, capisco: sono voce. Sono vibrazione che vuole scuotere l’aria, attraversare il deserto, essere in relazione con qualcosa, con qualcuno. Sono un grido che vuole trovare una destinazione, preghiera che anela a uscire dal vuoto e scoprire di non essere sola. Sono desiderio di te, di altro da me.
E so che la diritta via mi conduce ai tuoi piedi, dove posso finalmente immergermi (battezzarmi) nell’oasi della tua pace, e godermi il silenzio con te.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Che cosa dico di me stesso?
Come riesco a trovare il silenzio nella mia giornata?
In che occasione non mi sento solo/a?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Gennaio
2021
Sono voce
commento di Gv 1, 19-28, a cura di Gloria Ruvolo