- Foto di Stefano Latini
Ci sono parole come le conchiglie, semplici ma con il mare intero dentro.
Alessandro D’Avenia
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,5-25)
Al tempo di Erode, re della Giudea, vi era un sacerdote di nome Zaccarìa, della classe di Abìa, che aveva in moglie una discendente di Aronne, di nome Elisabetta. Ambedue erano giusti davanti a Dio e osservavano irreprensibili tutte le leggi e le prescrizioni del Signore. Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile e tutti e due erano avanti negli anni. Avvenne che, mentre Zaccarìa svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l’usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l’offerta dell’incenso. Fuori, tutta l’assemblea del popolo stava pregando nell’ora dell’incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell’altare dell’incenso. Quando lo vide, Zaccarìa si turbò e fu preso da timore. Ma l’angelo gli disse: «Non temere, Zaccarìa, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio, e tu lo chiamerai Giovanni. Avrai gioia ed esultanza, e molti si rallegreranno della sua nascita, perché egli sarà grande davanti al Signore; non berrà vino né bevande inebrianti, sarà colmato di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli d’Israele al Signore loro Dio. Egli camminerà innanzi a lui con lo spirito e la potenza di Elìa, per ricondurre i cuori dei padri verso i figli e i ribelli alla saggezza dei giusti e preparare al Signore un popolo ben disposto». Zaccarìa disse all’angelo: «Come potrò mai conoscere questo? Io sono vecchio e mia moglie è avanti negli anni». L’angelo gli rispose: «Io sono Gabriele, che sto dinanzi a Dio e sono stato mandato a parlarti e a portarti questo lieto annuncio. Ed ecco, tu sarai muto e non potrai parlare fino al giorno in cui queste cose avverranno, perché non hai creduto alle mie parole, che si compiranno a loro tempo». Intanto il popolo stava in attesa di Zaccarìa, e si meravigliava per il suo indugiare nel tempio. Quando poi uscì e non poteva parlare loro, capirono che nel tempio aveva avuto una visione. Faceva loro dei cenni e restava muto. Compiuti i giorni del suo servizio, tornò a casa. Dopo quei giorni Elisabetta, sua moglie, concepì e si tenne nascosta per cinque mesi e diceva: «Ecco che cosa ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna fra gli uomini».
Mi lascio ispirare
“Sono senza parole!” A volte restiamo senza parole per paura, perché non sappiamo come reagire, ci sentiamo bloccati, altre volte restiamo senza parole perché lo stupore e la bellezza inaspettata ci sorprendono, ci tolgono il fiato. Zaccaria resta muto, senza parole perché non ha creduto alla Parola.
La Parola, la presenza di Dio nella nostra quotidianità, l’esempio di Gesù, Parola fatta carne, danno forza e spessore alle nostre parole. Solo se apriamo il nostro cuore all’ascolto della Parola, aumenta in noi la capacità di ascoltare ogni parola, di coglierne la speranza di vita e di gioia che esse celano.
Le parole dell’Angelo mostrano la realizzazione della preghiera di Zaccaria, parlano di gioia e vita, ma la paura offusca tutto. Zaccaria diventa muto per la sua paura, non per lo stupore di fronte alla bellezza dell’annuncio dell’Angelo. Zaccaria ha pregato e chiesto tanto un figlio, ma quando l’Angelo gli annuncia che la sua preghiera sarà esaudita, non lo crede possibile.
A volte quello che più desideriamo rischia di essere anche quello che più ci spaventa all’idea che si realizzi. Se ascoltiamo la Parola con cuore semplice e puro, essa abita in noi, rende il nostro cuore meno duro e quindi capace di cogliere la bellezza di ogni parola, di ogni annuncio di vita che viene da Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione ti è capitato di rimanere senza parole per la paura o per la gioia?
Quale limite ti sembra in questo momento insormontabile, quale annuncio di vita dell’angelo ti sembra irrealizzabile?
Come per Zaccaria, quando ti è successo di vedere la tua preghiera esaudita ma in un primo momento ti sei spaventato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Dicembre
2020
Senza parole
commento di Lc 1,5-25, a cura di Chiara Selvatici