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Possiamo vivere nel mondo una vita meravigliosa se sappiamo lavorare e amare, lavorare per coloro che amiamo e amare ciò per cui lavoriamo.
Lev Tolstoj
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 21,28-32)
In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Che ve ne pare? Un uomo aveva due figli. Si rivolse al primo e disse: “Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna”. Ed egli rispose: “Non ne ho voglia”. Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: “Sì, signore”. Ma non vi andò. Chi dei due ha compiuto la volontà del padre?». Risposero: «Il primo». E Gesù disse loro: «In verità io vi dico: i pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio. Giovanni infatti venne a voi sulla via della giustizia, e non gli avete creduto; i pubblicani e le prostitute invece gli hanno creduto. Voi, al contrario, avete visto queste cose, ma poi non vi siete nemmeno pentiti così da credergli.»
Mi lascio ispirare
Fare verità sulla propria fede: oggi Gesù vuole mettere i suoi ascoltatori di fronte alle scelte concrete che la fede in Dio Padre esige. Ed è il lavoro nella vigna che viene proposto ai figli: un lavoro faticoso, ma che dà un frutto che poi ripaga e rallegra il cuore dell’uomo. Chiaro che la previsione della fatica faccia dire che non si ha voglia; ma il ravvedersi, il pentirsi di una risposta “di pigrizia” cambia la scelta. E si va a lavorare.
Proprio il contrario di un “sì” detto a parole, frutto della formalità, del sentirsi vincolati ad una risposta “di dovere”, cui non segue però la prassi.
Un esempio che fa sbottare Gesù di fronte a una religiosità di facciata, che non si smuove di fronte all’appello di Giovanni Battista. Mentre coloro che sono peccatori, che sanno di esserlo, di fatto si sono lasciati interpellare da lui. E allora ecco il paradosso del capovolgimento di fronte: nel Regno di Dio i primi sono proprio coloro che la religiosità formale e giudicante bolla come “i peccatori”. Perché chi sa di aver bisogno di salvezza, sa ascoltare chi quella strada indica e mettere in atto opere che su quella strada conducono. Mentre chi è sicuro della propria situazione religiosa in realtà non riesce a smuoversi da sé stesso. Un bel guaio.
Perché la venuta del Signore, che è per tutti, in realtà ha senso per chi la attende, per chi la sente come “necessaria”. Solo in quel modo, attraverso il lavoro nella vigna, ancorché faticoso, si prenderà parte al banchetto della salvezza.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa rallegra il tuo cuore, nella fatica?
Quando hai detto sì solo per dovere?
Cosa senti necessario, oggi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Dicembre
2020
Andiam, andiam, andiamo a lavorar!
commento di Mt 21,28-32, a cura di Lino Dan SJ