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La senti questa voce?
Chi canta è il mio cuore.
Amore, amore, amore
è quello che so dire,
ma tu mi capirai…
Nicola di Bari, La prima cosa bella
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 1,6-8;19-28)
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa». Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo». Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.
Mi lascio ispirare
Dio stesso sta gridando, nei deserti del quotidiano, di smetterla di complicare le cose: siamo voce di ciò che voce non ha, ascoltiamoci.
Come il raggio di luce mostra il sole anche quando non lo si vede, c’è una chiamata che appartiene ad ogni essere umano, a me, a te e a chi vogliamo ricordarlo…il silenzio è sacro solo se è ascolto: non siamo fatti per reprimere e tacere ma per testimoniare.
Cosa? Chi? Come?
Non possiamo conoscere le risposte se non tornando in mezzo, con umiltà e raccontando con la nostra vita, lasciandoci interrogare, confessando, non negando, quello che troviamo e quello che proviamo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali domande porto oggi al Signore?
Cosa sta urlando Dio, oggi, per me?
Cosa trovo, cosa provo adesso?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Dicembre
2020
Voce di ciò che voce non ha
commento di Gv 1,6-8;19-28, a cura di Rete Loyola (Bologna)