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Per intendere la Verità bisogna avere una mente molto precisa e chiara; non una mente astuta, bensì capace di vedere senza distorsioni, una mente innocente e aperta.
Jiddu Krishnamurti
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 11,16-19)
In quel tempo, Gesù disse alle folle: «A chi posso paragonare questa generazione? È simile a bambini che stanno seduti in piazza e, rivolti ai compagni, gridano: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non vi siete battuti il petto!”. È venuto Giovanni, che non mangia e non beve, e dicono: “È indemoniato”. È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: “Ecco, è un mangione e un beone, un amico di pubblicani e di peccatori”. Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta per le opere che essa compie».
Mi lascio ispirare
Ci capita a volte di non guardare di buon occhio chi non fa come noi. Oppure semplicemente di volere che gli altri la pensino come noi. Il dissenso ci provoca come la mancanza di una ricompensa, di un ritorno, di un riconoscimento di ciò che siamo.
Nel dissenso non ci sentiamo riconosciuti, qualche volta addirittura ci sentiamo non rispettati e ci indigniamo. E allora denigriamo chi dissente, come a volerlo rendere insignificante, per rendere insignificanti anche quei pensieri che non ci portano alla dovuta riconoscenza.
Ma abbiamo soltanto paura. Tutti vogliamo sentirci riconosciuti, vogliamo esistere per gli altri, valere ai loro occhi. E allora goffamente cerchiamo di costruirci da soli un personaggio o un ruolo (o anche più di uno) che riteniamo di valore. Un modello ideale, valido, degno, magari anche superiore agli altri.
E poi ci identifichiamo con quello: definiamo la nostra identità con le caratteristiche di quel personaggio. Ecco allora che quando qualcun’altro smonta quel modello, quando non lo considera valido, ci sentiamo minacciati. Minacciati di non essere più riconosciuti.
Ma noi non siamo quei personaggi, precisi, coerenti. Possono muoversi tante forze in noi, tante voci contrastanti. Siamo un complesso di parti che vogliono essere ascoltate e guidate. E il criterio per guidarle è quello di lasciar cadere i nostri modelli ideali (che ci fanno indignare quando gli altri non li rispettano e ci fanno venire i sensi di colpa e la rabbia quando noi non riusciamo ad esserne all’altezza).
Il criterio non è il lasciarci guidare da ciò che abbiamo determinato noi, ma avere le orecchie del cuore ben aperte, per ascoltare il “maestro interiore”. Per imparare a riconoscerlo attraverso le opere che compie e saper discernere per scegliere. A questo siamo chiamati.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ti ha infastidito il disaccordo con qualcuno?
Quale immagine hai di te? Quali caratteristiche ti attribuisci?
Da quali opere verifichi che quest’immagine non sia solo una tua idea?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Dicembre
2020
Apri bene le orecchie
commento di Mt 11,16-19, a cura di Ettore Di Micco