Ph. Roberta Schonborg, Dare to be different - on Flickr. -
Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere.
James Joyce
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 11,11-15)
In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui. Dai giorni di Giovanni il Battista fino ad ora, il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono. La Legge e tutti i Profeti infatti hanno profetato fino a Giovanni. E se lo volete accettare, egli è quell’Elia che deve venire. Chi ha orecchi intenda.
Mi lascio ispirare
Giovanni il Battista era in prigione e Gesù ne tesse l’elogio e dice che è il più grande tra tutti gli uomini. Perché è il più grande? Perché non ha nessuna sicurezza, le cede tutte; mette in questione tutto. Ha questa suprema libertà di aprirsi totalmente a Dio, per questo è il più grande uomo. Il Battista è quello che rinuncia ad ogni certezza e domanda: “Sei tu?” Quindi è disposto ad accogliere Dio così com’è, come si presenta. Questa è la sua vera grandezza. La grandezza dell’uomo è farsi domanda e cercare una risposta.
Gesù presenta due prospettive per valutare il Battista: secondo la prospettiva storico-umana, egli è “il più grande” tra i nati di donna; secondo quella salvifica, divina invece “il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui”. Questo per dire che l’irruzione del regno dei cieli, della prospettiva divina apporta una notevole modifica dei criteri di valutazione di persone ed eventi. Il criterio impiegato da Gesù per valutare la grandezza di un uomo infatti non è di ordine sociale, culturale, fisico o psichico. Un uomo è grande perché vive in relazione con Dio. Potremmo dire che la grandezza dell’uomo è connessa al suo desiderio di comunione con Dio, alla sua docilità nel lasciarsi inviare.
C’è poi un contrasto tra la docilità di Giovanni il Battista e i violenti, coloro che si impadroniscono, è verosimilmente una denuncia di una classe religiosa che prevarica tutti e si ritiene padrona della religione, in particolare della legge e del regno. C’è dunque chi considera il regno un possesso privato e agisce violentemente e anche Giovanni subisce questa violenza, comune denominatore dei profeti – ma noi sappiamo che le Scritture si compiono a prescindere da quella violenza. Con la predicazione del Battista viene inaugurato un periodo di violenza che avrà il suo culmine nell’esecuzione di Gesù: alla massima manifestazione dell’amore corrisponde la massima manifestazione della violenza. «Chi ha orecchi intenda», ovvero sintonizzatevi, sintonizziamoci con il progetto salvifico di Dio manifestato dal Battista e da Gesù!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quali momenti della mia vita ho saputo gratuitamente offrire al Signore la mia giornata, la mia vita come Giovanni il Battista?
Come posso giorno per giorno guardare con gli occhi di Dio?
Con quali criteri osservo e giudico ciò che accade, le persone che incontro?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
10
Dicembre
2020
L’irruzione del regno dei cieli
commento di Mt 11,11-15, a cura di Enrica Bonino s.a.