Immagine: Mosaico di Tabgha, foto di Grauesel su commons.wikimedia.org -
Per quanto mi riguarda io non credo ad altro che ai miracoli.
Walt Whitman
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 15,29-37)
In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.
Mi lascio ispirare
Ai piedi di un uomo buono, chiedo che mi aiuti, che mi renda la vita più semplice, ma soprattutto che guarisca quel dolore continuo e pungente dentro di me che mi dice: non esistono miracoli, la vita è tutta qui.
E nonostante abbia visto molte cose verso cui ero stata cieca, e anche se ho camminato molto più di quanto mi aspettassi di essere in grado di fare, nonostante abbia guarito alcune storpiature della mia storia e abbia avuto l’occasione di lodare Dio per questo, a volte ho il timore di venire meno, la paura che il miracolo sia stato un miraggio. Come fare a camminare ancora se sono digiuna della tua voce?
Come un eco che risponde alla mia domanda, sento la tua compassione. Sento che anticipi il mio bisogno, e che mentre ero impegnata a esultare per le mie guarigioni, tu avevi già piantato i semi perché il raccolto bastasse nella carestia. Il tuo sguardo che ha visto la mia fame ha anche scorto l’abbondanza che si nascondeva all’interno, e ha voluto che la condividessi con tutti, in modo che le nostre povertà diventassero ricchezza. È questo il miracolo a cui devo tornare, per vedere che la vita è tutta qui, sì, ma quanto è questo tutto! Non mi ero ancora accorta di quanto fosse sovrabbondante. Da avanzare sette sporte piene.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cos’è per te un miracolo?
In quale occasione la vita ti è sembrata prosaica, limitata, povera? Quando invece ricca, bella, sovrabbondante?
Cosa provi sotto lo sguardo di un Signore che sente compassione per te?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Dicembre
2020
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commento di Mt 15,29-37, a cura di Gloria Ruvolo