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Confida in Dio come se la riuscita delle cose [intraprese] dipendesse interamente da te, e nulla da Dio. Tuttavia, in esse impiega ogni sforzo come se nulla fosse fatto da te e tutto da Dio soltanto.
Gabor Hevenesi SJ
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 13,33-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Fate attenzione, vegliate, perché non sapete quando è il momento. È come un uomo, che è partito dopo aver lasciato la propria casa e dato il potere ai suoi servi, a ciascuno il suo compito, e ha ordinato al portiere di vegliare. Vegliate dunque: voi non sapete quando il padrone di casa ritornerà, se alla sera o a mezzanotte o al canto del gallo o al mattino; fate in modo che, giungendo all’improvviso, non vi trovi addormentati. Quello che dico a voi, lo dico a tutti: vegliate!»
Mi lascio ispirare
Questo tempo di pandemia ci sta mettendo a dura prova. Giorno dopo giorno ci misuriamo con i nostri limiti e siamo costretti a esporci al contingente. Abbiamo bisogno di certezze, gestire tutto, misurare ogni cosa; per questo il coronavirus, trascinandoci nel domani sconosciuto, nell’imprevisto dietro l’angolo e ci specchia nella nostra impotenza, ci destabilizza. E allora, se non possiamo fare quello che vorremmo, tutto perde senso. Le lezioni online, le riunioni in videoconferenza, il lavoro da casa (per chi ha potuto conservarlo!), i figli alle prese con la didattica a distanza e infinite situazioni di cambiamento e dolore che ci frustrano. Dobbiamo fare i conti con la realtà. E cosa facciamo, gettiamo la spugna? Ci abbandoniamo chiudendo gli occhi al reale che ci schiaccia?
Oggi inizia il tempo dell’Avvento e Gesù ci scuote con un imperativo che stravolge i nostri piani ma ci rimette in piedi per vivere il presente che abitiamo: vegliate! Ci ricordiamo del dono della vita e della misericordia del Padre, o abbiamo dimenticato tutto? È un tempo indefinito, non sappiamo quando finirà, ma non possiamo lasciarci vivere attendendo passivamente, perché Gesù ci rende soggetti attivi del quotidiano in cui siamo. Attendiamo e speriamo ciò che non vediamo, con i nostri limiti certo, ma il Padre ci dà una grande certezza, l’unica di cui abbiamo bisogno: la gratuità del suo amore.
E ogni giorno pone tra le nostre mani un tesoro da custodire. Lui ci dà i mezzi per vivere l’attesa, con la sua presenza e i suoi doni che spesso ci passano davanti agli occhi inosservati. Sta a noi di vegliare, appunto, aprire gli occhi e prendercene cura, perché è lo stesso nostro abitare la realtà che ci dà senso e ci rende viventi in pienezza.
Studenti alle prese con lezioni rocambolesche, mamme e papà che lottano con i colloqui virtuali, uomini e donne in cerca di lavoro e di dignità, alziamoci, vegliamo: è abitare con amore la realtà che viviamo che ci dà speranza nell’attesa. Impariamo a guardare il nostro quotidiano con gli occhi della speranza, impariamo a trovare Dio nella realtà che abitiamo, impariamo a contemplarlo e l’attesa non sarà più attesa perché Lui è già lì con noi, tutti i giorni fino alla fine del mondo.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come affronto la realtà in cui vivo?
Cosa mi tiene in vita e cosa mi toglie la serenità?
Dove trovo Dio nel mio quotidiano?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Novembre
2020
L’attesa non sarà più attesa
commento di Mc 13,33-37, a cura di Ilaria De Lillo