Ph. Verena M. -
Il cristianesimo non è rinunzia, ma è acquisto e conquista. Non è diminuzione, ma aumento. Non già un perdersi per perdersi, ma un perdersi per ritrovarsi nella luce e nell’amore di Dio.
Giuseppe De Luca
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 15,1-10)
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro». Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione. Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
Mi lascio ispirare
Oggi veniamo posti in guardia da una tentazione subdola e pericolosa: quella di sentirci migliori degli altri. Gli scribi e i farisei, infatti, proprio grazie agli studi approfonditi e alla conoscenza letterale della Torah, si illudono di aver penetrato il mistero di Dio e quindi di poter giudicare il prossimo. La condanna che essi esprimono dimostra quanto in realtà siano lontani dalla giustizia divina che, come ci ricorda anche san Paolo, è sempre illuminata da una misericordia infinita.
La pecora perduta mi ha sempre fatto pensare alla condizione delle altre novantanove: sembrerebbero infatti perse sullo sfondo della scena che vede quella “birbante” prendersi tutti gli applausi del pubblico. Questa parabola presuppone tuttavia una dinamicità che ci impedisce di identificarci in un ruolo fisso: a volte infatti siamo noi i protagonisti della gioia del Padre per una conversione avvenuta nel nostro intimo; in altri frangenti siamo chiamati invece a essere compartecipi della felicità altrui, la quale arricchisce sempre anche il nostro cammino di fede.
La moneta perduta ci ricorda, infine, che quando perdiamo qualcosa di importante dobbiamo darci da fare. La donna si accorge della mancanza quando è nel buio della sua esistenza: la prima azione che compie è quella di accendere la lampada. Poi occorre far pulizia dentro la propria casa, senza perdere la speranza di raggiungere l’obiettivo. Dopo aver ritrovato sé stessi, fare festa con gli amici assume tutto un altro sapore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale studio, quale conoscenza, quale competenza rischiano di tenermi lontano dalla verità? Cosa non so di non sapere?
In quale occasione ho potuto sperimentare la dinamicità dei meccanismi di identificazione con questo o con quel personaggio?
Cosa mi manca, oggi? Quale luce ho bisogno di accendere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
5
Novembre
2020
Illuminati da una misericordia infinita
commento di Lc 15,1-10, a cura di Fabrizio Barbieri