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Qualunque soggetto può essere contemplato, dagli occhi profondi del fanciullo interiore: qualunque tenue cosa può a quelli occhi parere grandissima.
Giovanni Pascoli, Il fanciullino
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 18,1-5.10)
In quel momento i discepoli si avvicinarono a Gesù dicendo: «Chi dunque è più grande nel regno dei cieli?». Allora chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: «In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque si farà piccolo come questo bambino, costui è il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglierà un solo bambino come questo nel mio nome, accoglie me. Guardate di non disprezzare uno solo di questi piccoli, perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli».
Mi lascio ispirare
Convertirsi, guardare da un’altra parte. Non al futuro carico di ambizioni, dove dobbiamo essere i più grandi per sopravvivere, dove… chissà se ce la caviamo. Non al passato, ai nostri modelli sbagliati di uomini cosiddetti grandi, che sembrano essere inimitabili, inarrivabili rispetto alle nostre forze.
Convertirsi e diventare bambini, stare nel presente e guardare ai doni che ti offre con spensieratezza, con meraviglia e curiosità. Piccoli per vedere chi è più grande, e affidarsi a quell’istintivo senso di sicurezza verso la vita, irrazionalmente certi che tutto andrà bene. Piccoli per accogliere chi è piccolo, chi è povero, chi non ha la vita perfetta, chi fa sbagli, chi ha bisogno di aiuto, e perdonarci quindi quando siamo poveri, quando sbagliamo, quando abbiamo bisogno di aiuto.
Solo con questi occhi da piccoli possiamo annunciare la nostra vita nel regno e vedere finalmente il viso e le opere di chi ci vuole bene.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione ho sentito la spontaneità di un sentimento ingenuo dentro di me?
Come mi accosto a chi ha bisogno di aiuto?
Come agisco quando io ho bisogno d’aiuto?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Ottobre
2020
Andrà tutto bene
commento di Mt 18,1-5.10, a cura di Gloria Ruvolo