- Ph. Hagia Sophia, Istanbul (Wikimedia Commons)
Può capitare che uno ami, ma fugga al momento del pericolo: non è così per noi.
Giovanni Crisostomo
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 13,44-52)
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
Mi lascio ispirare
Il regno dei cieli è il regno dell’amore divino. Comprende le sue cose chi segue il ritmo di questo amore. Vendere tutti i propri averi; lasciare la propria terra, la propria casa, la propria famiglia, la propria pelle; svuotarsi di se stesso; perdere la vita. Ritrovarla in una scelta così concreta, così personale. Un discepolo di tale regno estrae dal suo cuore cose nuove e antiche, perché il suo cuore non è più nella sua terra. Abita nell’altro. Abitando nell’altro viene riscoperto quello che da sempre si è, ma in un modo completamente nuovo.
Tutto quanto abbiamo sperato, creduto, amato, lo troviamo adesso offerto da parte di un volto e di un nome concreto. La vita custodita da un fratello. E ancora di due, di tre, di quattro, e persino del Signore divino. Si trasforma il modo – non più possessivo – in cui si compie la propria vita: solo così l’antico non invecchia, ma diventa continua novità. E allora vogliamo anticipare quel momento finale quando il modo vecchio sarà buttato via, quando si separeranno da noi le nostre pretese di autopossederci, rimanendo solo la bontà regalata dagli altri.
Fidarsi del Signore, vero Dio, vero uomo, che custodisce il mistero della nostra persona, il nostro tesoro nascosto, la nostra perla preziosa. E allo stesso tempo stupirsi davanti a Lui, l’unico pesce puro, che vuol trovare quello che già gli apparteneva (la vita dell’amore!) offerto dalle nostre mani.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho scoperto la mia vita nelle mani di un altro? E nelle mani del Signore?
Quale realtà, non vissuta secondo la logica del dono, voglio vedere separata da me?
Quale scelta concreta, che abbia il sapore del Regno, sto facendo nella mia vita?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Luglio
2020
Continua novità
commento di Mt 13,44-52, a cura di Pietre Vive (Roma)