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-Quelle sono comode?
-Direi di sì, cioè, mi sfregano un po’ sulle caviglie ma me lo fanno tutte le scarpe, ho le caviglie basse.
-Tu pensi di meritare il dolore, ma non è vero.
-Io non penso di meritarlo.
-Be’, forse non consapevolmente.
-Ho le caviglie basse…
-Tutti pensano che il dolore ai piedi faccia parte della vita, ma in realtà la vita è molto meglio.
Me and You and Everyone We Know, 2005
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 11,20-24)
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali era avvenuta la maggior parte dei suoi prodigi, perché non si erano convertite: «Guai a te, Corazìn! Guai a te, Betsàida! Perché, se a Tiro e a Sidòne fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a voi, già da tempo esse, vestite di sacco e cosparse di cenere, si sarebbero convertite. Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, Tiro e Sidòne saranno trattate meno duramente di voi. E tu, Cafàrnao, sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se a Sòdoma fossero avvenuti i prodigi che ci sono stati in mezzo a te, oggi essa esisterebbe ancora! Ebbene, io vi dico: nel giorno del giudizio, la terra di Sòdoma sarà trattata meno duramente di te!».
Mi lascio ispirare
Può sembrare una cosa ovvia, il fatto che uno scelga delle scarpe che non gli stiano strette o che feriscano le caviglie, ma noi ragioniamo spesso come la protagonista di questo film. Ci accontentiamo. Ci abituiamo ai nostri inferni personali, impariamo a convivere con una certa quantità di dolore e di sofferenza, di infelicità.
Gesù si comporta invece come il commesso esperto che ti aiuta a capire che ci sono delle alternative migliori, forse altri tipi di scarpe sono più adatte a te, non devi per forza accettare una situazione che ti porta sofferenza. Ci sono alternative migliori al male e ce lo dice con un tono di minaccia, molto duro. Tendiamo ad essere più duri con le persone a cui teniamo di più.
Rimprovera così solo chi ama di un amore appassionato, anche un po’ ferito perché non ricambiato: Gesù infatti si rivolge alle tre città in cui è passato e non è stato accolto. Chi ama veramente vuole aiutare l’altro a tirare fuori la versione migliore di se stesso e spesso non bada alla forma purché ottenga di saperci felici, di strapparci all’infelicità che genera il peccato, accettando anche il rischio di perderci.
Perché il vero inferno è non vivere da figli amati, è l’indifferenza, la non accoglienza dell’altro (e dell’Altro). Possiamo scegliere se vivere nella paura, aspettandoci continuamente un castigo, o convertirci all’idea che la vita sia una benedizione e finalmente vivere come se tutto fosse una benedizione. Il solo giudice è Dio ed è un Dio misericordioso che non si rassegna finché non abbandoni tutto quello che ti fa sentire come se fossi “fatto male” o maledetto, che ti porta lontano dalla Sua presenza, dall’essere fatto a Sua immagine, dal ringraziare.
Questo è il suo modo di dirci che non dobbiamo per forza tenerci quel paio di scarpe che sembravano così belle ma con cui proprio non ci si riesce a camminare, non siamo fatti per vivere a metà.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come si sta nelle tue scarpe?
Quando qualcuno ti rimprovera come reagisci?
Cos’è per te l’indifferenza?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
14
Luglio
2020
Nelle tue scarpe
commento di Mt 11,20-24, a cura di Caterina Bruno