Ph. Martina Pampagnin -
Per giungere a ciò che non sai, devi passare per dove non sai.
Per giungere al possesso di ciò che non hai, devi passare per dove ora niente hai.
Per giungere a ciò che non sei, devi passare per dove ora non sei.
Giovanni della Croce
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 9,14-17)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?». E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno. Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché il rattoppo porta via qualcosa dal vestito e lo strappo diventa peggiore. Né si versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si spaccano gli otri e il vino si spande e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così l’uno e gli altri si conservano».
Mi lascio ispirare
La domanda dei discepoli di Giovanni Battista a volte è anche la nostra: perché loro sì e noi no? Dopo tanti secoli di fede cristiana, l’esigenza di affrontare il nodo della relazione con il contesto quotidiano è ancora vivo. Oggi più di ieri, la scelta di vivere una differenza è diventata personale. Seguire gli altri, conformarsi alle idee, assumere gli stili, fino a che punto?
Ogni volta che conta, possiamo ricordarci che il criterio delle scelte non è un’idea o una categoria, ma una persona. Perché ciò che differenzia è una presenza, quella di Gesù. Con lui presente, si instaura un regime diverso, si aprono possibilità nuove. Con lui c’è gioia e c’è vita, c’è un nuovo inizio.
La novità richiede novità. Sembra un gioco di parole, ma non si può mettere qualcosa di nuovo su ciò che è uguale, sempre uguale. Appunto, come dice il Vangelo, sarebbe come mettere una pezza.
È la tensione della fiducia, accettare che il Signore sia la novità che fa nuove le cose, accettare che il Signore dia senso nuovo a quel che si fa.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali sono gli ambiti dove avverti maggiore tensione tra ciò che pensi tu e ciò che pensano gli - altri?
Quali cambiamenti desideri?
Come vedi, immagini e senti che la presenza del Signore cambierebbe il contesto per il quale desideri un cambiamento?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Luglio
2020
La tensione della fiducia
commento di Mt 9,14-17, a cura di Diego Mattei SJ