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Tutti nascono unici, solo alcuni continuano ad esserlo.
Bob Marley
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 12,13-17)
In quel tempo, mandarono da Gesù alcuni farisei ed erodiani, per coglierlo in fallo nel discorso. Vennero e gli dissero: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno, ma insegni la via di Dio secondo verità. È lecito o no pagare il tributo a Cesare? Lo dobbiamo dare, o no?». Ma egli, conoscendo la loro ipocrisia, disse loro: «Perché volete mettermi alla prova? Portatemi un denaro: voglio vederlo». Ed essi glielo portarono. Allora disse loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Gesù disse loro: «Quello che è di Cesare rendetelo a Cesare, e quello che è di Dio, a Dio». E rimasero ammirati di lui.
Mi lascio ispirare
Tutto quello che ha l’immagine e l’iscrizione di Cesare dobbiamo renderlo a Cesare. Dunque tutto quello che ha l’immagine e l’iscrizione di Dio dobbiamo renderlo a Dio.
Ma come facciamo a discernere, a capire a chi dobbiamo rendere cosa?
È difficile a volte vedere una chiara direzione, a volte siamo sommersi da tantissime immagini, ognuna che vuole un pezzo di noi, ognuna che si impone alla nostra attenzione e vuole il suo spazio nella nostra vita. Dov’è l’iscrizione di Dio?
A immagine e somiglianza li creò. Dobbiamo rendere a Dio la nostra immagine, che è la sua immagine. E come rendere la nostra immagine a lui? A volte, semplicemente, si tratta di preferire quella scelta, quella persona, quella relazione, quella comunità che ci fa essere più noi stessi; che ci fa sentire interi, non misurabili come il denaro di Cesare, non interscambiabili, ma unici e amati nella nostra unicità.
E abbiamo già un esempio su come fare questo, l’esempio di un uomo che è stato sempre se stesso, senza guardare in faccia a nessuno. La cui immagine riflette senza macchie il volto di Dio, senza ipocrisie o maschere, perché consapevole di essere amato esattamente così com’è.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che situazione mi sento interamente me stesso?
Quando mi sono sentita amato esattamente per com’ero?
Qual è l’immagine di Dio che cerco?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Giugno
2020
A nostra immagine
commento di Mc 12,13-17, a cura di Gloria Ruvolo