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Ecco, quando anziché maledire le ferite, anziché ignorarle e tirare avanti, anziché farcela, ci fermiamo e le ascoltiamo, le sentiamo, le leggiamo e le lasciamo parlare, ci facciamo scolari delle ferite, allora, anche se dolorosamente e con tempi lunghi, tempi vegetali e musicali, le ferite si trasformano in brecce.
Chandra Livia Candiani
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 15, 1-8)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli”.
Mi lascio ispirare
Rimanere è il verbo che viene ripetuto cinque volte, oggi. Se pensiamo a questa parola, alcune volte può capitare che assuma una connotazione negativa che richiama all’immobilismo. Ma nelle parole di Gesù il rimanere è legato a verbi molto dinamici: tagliare, potare, raccogliere.
In questo rimanere sentiamo pienamente la relazione nostra con il Signore e che rende la nostra vita feconda. È un legame che assume un significato diverso: da qui anche le potature e quindi le ferite possono portare a nuovi frutti.
Oggi può essere l’occasione giusta per abbandonare le nostre resistenze e presentarci così come veramente siamo nella relazione con Gesù e rimanere con lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In cosa vuoi restare, oggi?
Cosa invece senti di dover potare?
In quale occasione hai visto crescere nuovi frutti dalle tue ferite?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Maggio
2020
Rimanere con lui
commento di Gv 15, 1-8, a cura di Domenico Pugliese