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Meglio aggiungere vita ai giorni, che non giorni alla vita.
Rita Levi Montalcini.
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 8, 51-59)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Gli dissero allora i Giudei: «Ora sappiamo che sei indemoniato. Abramo è morto, come anche i profeti, e tu dici: “Se uno osserva la mia parola, non sperimenterà la morte in eterno”. Sei tu più grande del nostro padre Abramo, che è morto? Anche i profeti sono morti. Chi credi di essere?». Rispose Gesù: «Se io glorificassi me stesso, la mia gloria sarebbe nulla. Chi mi glorifica è il Padre mio, del quale voi dite: “È nostro Dio!”, e non lo conoscete. Io invece lo conosco. Se dicessi che non lo conosco, sarei come voi: un mentitore. Ma io lo conosco e osservo la sua parola. Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia». Allora i Giudei gli dissero: «Non hai ancora cinquant’anni e hai visto Abramo?». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono». Allora raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.
Mi lascio ispirare
Abbiamo due opzioni, in pratica, ci dice Gesù.
La prima è fissare il nostro sguardo sulla morte, prendere quella come meta finale e ordinare tutta la nostra vita, le nostre priorità, i nostri valori, con quel traguardo in mente. Le conseguenze, nella pratica, sono che lasciando quello sguardo spesso inconscio sulla meta, piano piano, senza che ce ne accorgiamo, quella meta diventa sempre più vicina, e cominciamo a veder morte ovunque, cominciamo a pensare che siamo nati solo per morire, che i nostri affetti moriranno, le nostre opere svaniranno, che nulla ha senso, se non quelle strutture che ci permettono di vivere con un po’ di controllo, anche se vuote, anche se convenzionali. E’ soprattutto quando quelle strutture cominciano a scricchiolare, come in periodi come questo, che ci rendiamo conto della loro precarietà.
Ma c’è un’altra opzione. Gesù è venuto per darci un’altra opzione. Se guardiamo la Parola, significa che non guardiamo la morte. Se il bersaglio dello sguardo diventa la Parola di Gesù, ovvero la sua vita, le sue parabole, le sue scelte, ecco che di conseguenza la nostra vita si ordina secondo i suoi valori, le sue priorità. Guardando lui che ama e guarisce, la morte si allontana, diventa sfocata e non importante, mentre è la vita a un certo punto ad essere sempre più vicina, a “essere” e basta, ad infilarsi tra in nostri dubbi e dissolverli. E non avremo bisogno di strutture o illusioni per credere che ne vale la pena, osservare la sua Parola, vivere come Abramo, per vederlo ed essere pieni di gioia.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale momento hai vissuto così intensamente da dimenticarti di farti domande?
Quali sono i momenti della vita, le parole di Gesù che mettono in discussione le tue priorità?
In quale occasione hai rischiato di dare ascolto alla logica della morte?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
2
Aprile
2020
Due opzioni
commento di Gv 8, 51-59, a cura di Gloria Ruvolo