Inside out, Pixar -
Questa cara gioia
sopra la quale ogne virtù si fonda,
onde ti venne?
Dante, Divina Commedia, Paradiso XXIV
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 6,36-38)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio».
Mi lascio ispirare
È entrata l’ultima persona prima di te, tra poco il tuo cognome verrà pronunciato e tu dovrai entrare a sostenere l’esame; senti la solita, fortissima ansia. Arriva il classico amicone sorridente, che ti vede nel corridoio, capisce la situazione e deve assolutamente fare la sua parte: “Ehi! Ma che ti preoccupi a fare, è un esame facilissimo! Stai tranquillo, mi raccomando, va tutto liscio!”. Tu in quel momento lo detesti come detesti chi ti dice di non essere arrabbiato quando sei arrabbiato, di non essere invidioso quando sei invidioso, di non avere paura quando hai paura, di non avere fretta quando sei tempestato di impegni.
E, diciamocelo, anche Gesù qui sa proprio di maestrino antipatico, con la sua assurda lista di cose da fare: perché sì, magari per educazione e quieto vivere non mi metterò a litigare col mio coinquilino/amico/parente/partner/fratello (in una parola, col mio prossimo) per ogni suo sbaglio, a fargli notare ogni sua mancanza, a discutere per ogni cosa… Però, Gesù, non puoi chiedermi di non giudicarlo, di perdonarlo dentro di me, di togliergli il broncio: lui mi dà fastidio! Se anche provo a non pensarci quel che mi ha fatto continua a tornarmi in mente e innervosirmi!
Eppure qui lui lo fa, lo chiede. Non gli basta che evitiamo di sparlare, non gli bastano i “tranquillo, non fa niente” detti a denti stretti: vuole che il nostro perdono sia interiore e profondo, che siamo capaci di assumere la prospettiva dell’altro nel formulare i nostri giudizi, che siamo noi stessi a sforzarci di trovare giustificazioni per quel che ci hanno fatto di male. In una parola, sembra pazzo.
Non ci sta semplicemente imponendo di non avere pensieri cattivi, come fosse un maestro severo, ma si pone nella nostra vita come un medico che ci cura con la sua misericordia, vera medicina per tutto quello che ci infetta dentro. Questo perdono ci rende capaci di offrirlo a nostra volta: quando provi la gioia di essere amato così come sei, i torti degli altri non possono togliertela. Solo così diventiamo capaci di vedere l’altro per com’è, come fratello e non come nemico.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quand’è stata l’ultima volta che ho fatto fatica a perdonare, a mandar giù qualcosa?
Come mi comporto quando provo qualcosa che non vorrei?
In quale modo concreto (spazi, tempi, gruppi, sacramenti, scelte di Quaresima) lascio spazio nella mia vita alla gioia che il Signore vuole donarmi?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
9
Marzo
2020
“Perdona” lo vai a dire a qualcun altro!
commento di Lc 6,36-38, a cura di Comunità Centro Poggeschi