-
“Bellezza e verità sono una cosa”.
Questo è quanto sappiamo sulla terra.
E questo è tutto che sapere importa.
John Keats
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 1, 40-45)
Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: “Se vuoi, puoi purificarmi!”. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, sii purificato!”. E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: “Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro”. Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.
Mi lascio ispirare
La lebbra non ti lascia mai. È qualcosa che ti si è appiccicata addosso e non ti molla. Ti accompagna sempre, quando dormi, quando mangi, quando preghi. Ti si unisce così profondamente che diventa esclusiva: quando c’è lei, c’è solo lei, altre relazioni non ammesse, sei isolato. La lebbra isola pesantemente perché fa paura.
La lebbra, che ancora esiste e uccide in varie parti del mondo, diventa per la preghiera di oggi un simbolo: essa ci mette in relazione con un paio di situazioni che ci ricordano gli effetti che essa ha sulla persona.
La lebbra deforma la nostra immagine. Penso alle scelte fatte o che sto facendo. Alcune di queste mi fanno male, forse mi provocano un sollievo immediato ma temporaneo; dopo un po’ mi accorgo che mi rimane un malessere di fondo perché quelle scelte non mi appartengono, mi cambiano, mi “sfigurano”. E così non sono contento di me. Il non essere contenti di noi stessi, spesso non è la malattia, è il sintomo! Sintomo legato che non siamo in contatto con la nostra origine e con la nostra destinazione, con chi veramente siamo.
La lebbra ci isola dalla comunità. La nostra immagine (interiore) rovinata diventa repellente per noi stessi e anche per gli altri. Se per primo non sono in sintonia con me stesso come fanno gli altri a esserlo con me? Comi posso “attrarre” persone belle, positive, vitali?
L’attrattività di Gesù sta proprio nella bellezza della sua umanità piena, consapevole della sua origine e rivolta con coraggio alla sua destinazione: donarsi per amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
C’è qualche tipo di “lebbra” in te? Desideri chiedere aiuto al Signore per questa lebbra?
Come reagisci di fronte alle tue insoddisfazioni, tristezze, incompletezze?
Cosa ti tiene lontano dalla comunità, rovina le tue relazioni, ha bisogno di guarigione?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
16
Gennaio
2020
Immagine allo specchio
commento di Mc 1, 40-45, a cura di Andrea Piccolo SJ