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Si va di inizi in inizi attraverso inizi che non hanno mai fine
Gregorio di Nissa
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 19,1-10)
In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».
Mi lascio ispirare
È possibile ricominciare? Spesso pensiamo di essere dei casi disperati: forse qualcuno potrà gustare pienezza della vita, relazioni belle ed autentiche, forse…, ma non io!
Eppure il Vangelo continuamente ci dice altro: nella tua storia, come nella storia di Zaccheo, c’è un incontro che può diventa propulsore, sorgente, forza, stimolo per ogni relazione che vivi. A partire da dove ti trovi.
Oggi si scontrano un maestro che riempie le strade di gente e un piccolo uomo curioso, ladro come ammette lui stesso, impuro e capo degli impuri di Gerico, un esattore delle tasse, per di più ricco. Il che voleva dire: soldi, bustarelle, favori, furti, soprusi, scappatoie… Si direbbe un caso disperato. Eppure Zaccheo segue una sua curiosità, un desiderio di maggior vita forse; non si piange addosso, non si arrende. Cerca una strada, trova un albero e vi sale su. Corre invece di camminare, in avanti invece di tornare indietro, sale sull’albero invece di rimanere al suo posto.
Fuori dalle abitudini, ascoltando un desiderio, cambiando orizzonti, rischiando di essere giudicato da tutti. Ma proprio quando si sente in balia della folla che potrebbe scorgerlo sull’albero, si sente guardato, riconosciuto, in poche parole amato. Ha bisogno solo di questo, lui, come noi, di uno sguardo accogliente, amante, gratuito, autentico.
Non lo merita, lo riceve, perché l’amore non c’entra nulla con la logica del merito: viene visto, chiamato per nome, invitato a condividere nella sua casa. Tutto diversamente da prima: visto non per essere giudicato, chiamato non per essere accusato, in casa non per essere ispezionato. Tutto per la gioia piena ed autentica di stare insieme. Tutto inizia, e continua per sempre, con un “sei amato”. Tutto diventa un “puoi amare” anche tu, qui e da qui, in avanti.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Cosa t’impedisce di ricominciare? Quali blocchi, quali paure?
Stai provando a lasciarti guardare, gratuitamente, da chi ti sta accanto?
Dove “puoi amare” (non “devi amare”) nella tua quotidianità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Novembre
2019
Vivi per ricominciare
commento di Lc 19,1-10, a cura di Loris Piorar SJ