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Credo negli esseri umani,
credo negli esseri umani,
credo negli esseri umani
che hanno coraggio,
coraggio di essere umani.
Marco Mengoni
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 4,31-37)
In quel tempo, Gesù scese a Cafàrnao, città della Galilea, e in giorno di sabato insegnava alla gente. Erano stupiti del suo insegnamento perché la sua parola aveva autorità. Nella sinagoga c’era un uomo che era posseduto da un demonio impuro; cominciò a gridare forte: «Basta! Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E il demonio lo gettò a terra in mezzo alla gente e uscì da lui, senza fargli alcun male. Tutti furono presi da timore e si dicevano l’un l’altro: «Che parola è mai questa, che comanda con autorità e potenza agli spiriti impuri ed essi se ne vanno?». E la sua fama si diffondeva in ogni luogo della regione circostante.
Mi lascio ispirare
In che cosa consiste l’autorità di Gesù? Forse di fronte a questa scena evangelica ci immaginiamo un Gesù versione “macho”, che avanza camminando come un cowboy, sprezzante della gente che gli sta intorno, intenzionato ad affermare se stesso e la sua superiorità su tutto e su tutti. Persino sulla legge. Un Gesù inscalfibile e inafferrabile, che non guarda in faccia nessuno e che non si intimorisce per i giudizi che la gente gli getta addosso.
Ma no, questo non il Gesù che conosciamo. La sua autorità non è una ostentata fiducia in se stesso. Non ha nemmeno a che fare con il vantarsi di essere figlio dell’Altissimo. No, la sua autorità deriva dalla conoscenza intima che lui possiede dell’essere umano, delle sue dinamiche interiori più profonde e dall’aver fatto esperienza di come la Scrittura consegnata al suo popolo è una mappa straordinaria di questa interiorità.
La sua autorità deriva da questa profonda e misteriosa unità che lui coglie tra l’umanità piena e la chiamata a essere santi. Al punto che la legge svela il suo significato più vero: la sua osservanza non è più un atto di riverenza verso Dio, bensì il dono che Dio fa all’uomo per gustare la bellezza del suo essere creatura e accedere così al suo compimento.
È così che Gesù acquisisce credibilità presso la sua gente: è pienamente se stesso nel prendersi cura del suo popolo. Non ha bisogno di maschere, non ha bisogno di nascondersi. Non ha bisogno di consensi per liberare la sua umanità. Semplicemente vive fino in fondo la sua vocazione all’amore, individuando nel contesto l’occasione propizia per rivelarsi fino in fondo qui e ora. È lui che si decide per, non aspetta che ci siano le condizioni ideali, non calcola il momento giusto. In ogni istante vive la sua pienezza con gusto. Diventare suoi discepoli significa vivere come lui.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali persone conosci che mostrano la stessa autorità di Gesù?
In quali circostanze ti sei dato il permesso di essere te stesso e di essere perfettamente a tuo agio lì dove ti trovavi?
Che cosa invece ti impedisce di vivere il tuo oggi con la stessa autorità di Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
3
Settembre
2019
Il coraggio di essere umani
commento di Lc 4,31-37, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ