Cristo Pantocratore del Monastero di Santa Caterina nel Sinai, dettaglio -
Hai un sangue, un respiro.
Sei fatta di carne
di capelli di sguardi
anche tu.
[…] Come
erba viva nell’aria
rabbrividisci e ridi,
ma tu, tu sei terra.
Sei radice feroce.
Sei la terra che aspetta.
Cesare Pavese
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 14,1.7-14)
Avvenne che un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cèdigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici né i tuoi fratelli né i tuoi parenti né i ricchi vicini, perché a loro volta non ti invitino anch’essi e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando offri un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».
Mi lascio ispirare
Oggi la parola del Signore sembra tingersi di rosa, come una rubrica di cortesie per gli ospiti per signore. Potrebbe far sorridere, in questa sede, questo apparente compendio del galateo. Ma Gesù, ovviamente, non ha a cuore gli orpelli della buona società: ha a cuore il nostro cuore.
Si tratta allora non di ipocrite, generiche buone maniere, ma delle autentiche migliori maniere: il miglior modo che abbiamo per essere noi stessi in ogni relazione (col Signore, con noi stessi, con gli altri), rendendo ogni nostro atto un atto di lode, reverenza e servizio al Signore.
Perché in ogni luogo della nostra vita sappiamo essere figli e portare testimonianza del nostro esser figli, siamo chiamati ad avere di noi stessi una retta opinione, mediata dallo sguardo amoroso del Signore e non dallo sguardo deformante cui rischiamo di ricorrere quando guardiamo alla nostra umanità.
L’invito all’umiliazione che oggi il Signore ci rivolge è un invito a restare saldi nel suo sguardo, perché è il suo sguardo che ci restituisce a noi stessi, alla nostra originaria identità: siamo chiamati a essere terra, perché di terra siamo stati plasmati.
Allora sotto questo perpetuo sguardo d’amore siamo chiamati a scegliere un amore privo di condizioni, perché i vincoli dell’umana compravendita non sviliscano l’assoluta nobiltà dell’amore.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In quale occasione ti è sembrato di “comportarti bene” solo perché visto da qualcuno?
In quale luogo della tua vita percepisci su di te uno sguardo d’amore?
Quando l’opinione che avevi di te stesso ha rischiato di falsare la tua identità?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
1
Settembre
2019
Sotto uno sguardo d’amore
commento di Lc 14,1.7-14, a cura di Verena M.