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Anche se il timore avrà sempre più argomenti, tu scegli la speranza.
Seneca
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 12, 32-48)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno. Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro! Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?». Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi. Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli. Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche. A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».
Mi lascio ispirare
Le attese sono logoranti, i momenti bui sono avvilenti e così presente e futuro ci sembrano delle enormi nuvole nere che si abbattono sulle nostre teste. L’unica via per uscire da questa temibile tromba d’aria è sperare.
Sperare non vuol dire essere ottimisti e dirsi che “andrà tutto bene”; non vuol dire provare un vago sentimento che porta a chiudere gli occhi davanti alle difficoltà facendo finta che non ci siano o aggirando l’ostacolo.
Avere fede, quindi avere speranza attendendo con fiaccole accese e vesti strette ai fianchi, è affrontare le difficoltà a cui siamo sottoposti nelle circostanze della vita senza paura. È essere fiduciosi che, riponendo le nostre mani in quelle grandi del Signore, possiamo affrontare il dolore con la sua compagnia, con il suo sguardo di padre che tutto perdona e tutto ama di noi, soprattutto la debolezza.
Dio non cancella i percorsi difficili e le preoccupazioni, ma le condivide con noi e ci fa luce; cura le nostre ferite e le trasforma; attraverso suo figlio ci fa dono della salvezza, della vita piena oggi e per sempre. Più abbiamo fede nel risorto e più possiamo vedere intorno a noi bellezza nonostante i momenti di fatica. Inoltre, ricordando ciò che di bene c’è stato nella nostra vita, possiamo essere grati a Dio e trasfigurare questa stessa gratitudine in speranza crescente.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come mi sento oggi? Fagocitato dai problemi, vedo tutto nero o mi sento sostenuto nell’andare avanti?
Cosa nella mia storia è stato bello nonostante le difficoltà?
Contemplo l’arrivo improvviso del Signore nella mia casa. Sono pronto ad aprirgli la porta?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
11
Agosto
2019
Speranza crescente
commento di Lc 12, 32-48, a cura di Ilaria De Lillo