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Con le palpebre chiuse s’intravede un chiarore
che con il tempo – e ci vuole pazienza –
si apre allo sguardo interiore:
inneres Auge.
Franco Battiato
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 7,15-20)
«Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci! Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dagli spini, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li riconoscerete».
Mi lascio ispirare
Guardatevi. Ci si potrebbe fermare anche solo su questo semplice verbo per cercare di leggere il nostro quotidiano da una prospettiva un po’ più vicina allo stile del Maestro. Inevitabilmente il guardare rimanda ad una dimensione esteriore, che coinvolge i vari oggetti del nostro sguardo; eppure tale dimensione, di per sé legittima, risulterebbe incompleta se volessimo arricchire lo stesso verbo di un significato più profondo e indicare un guardare con uno sguardo interiore.
Attraverso le immagini del falso profeta, dell’albero e dei frutti, Gesù ci invita a curare l’interiorità anziché fermarci alle apparenze: è un rischio che corriamo continuamente… In effetti, quello che rende falso un profeta non è il suo modo di presentarsi all’esterno, ma ciò che cova dal di dentro. Prima dei frutti, è necessario osservare l’albero da cui essi provengono. È necessario, in sostanza, guardare al cuore! Esso, infatti, è il solo albero da cui possono nascere i frutti più autentici: nel bene e, purtroppo, anche nel male.
Oggi più che mai, allora, abbiamo la possibilità di guardare come guarda Dio, a ciò che guarda Dio. Possiamo contemplare il suo sguardo sul nostro cuore e su quello degli altri! Se, infatti, quello stesso sguardo è rivolto al cuore di ognuno di noi, come potranno i nostri occhi giudicare dalle apparenze?
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quanto contano nella mia vita l’apparire e le apparenze, in particolare nelle relazioni con gli altri?
In che occasione ho sentito realmente che Dio guarda al mio cuore e non a ciò che “guardano gli uomini”?
In che modo guardo? So guardare con lo sguardo con cui Dio mi guarda me?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
26
Giugno
2019
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commento di Mt 7,15-20, a cura di Pietre Vive (Roma)