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Tutte le colpe sono eguali. C’è una colpa sola: non aver la capacità di nutrirsi di luce. Perché, abolita questa capacità, tutte le colpe sono possibili.
Simone Weil
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 26,14-25)
In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù. Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua. Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».
Mi lascio ispirare
Insieme abbiamo camminato,
insieme abbiamo preparato la Pasqua.
Ora, intorno al piatto nella sala di un tale,
sentiamo quanto siamo vicini.
Ci guardiamo nel volto.
Mentre mangiamo,
le parole del maestro
sono un fulmine.
Non ci scambiamo accuse,
il nostro dito non è rivolto verso l’altro.
Il maestro parla di noi.
Il maestro parla di me.
“Sono forse io, Signore?”
Gesù intinge il boccone nel piatto,
e un’altra mano si stende insieme.
Intorno al grande piatto ci troviamo
più consapevoli.
Uno di noi tradirà il maestro, forse io.
La Pasqua inizia con una cappa di dolore.
Ci scopriamo deboli, e non reggendo questa scoperta,
speriamo in una parola che ci scagioni:
non sei tu.
Nell’attesa di questa parola,
mi immagino autore di tante ferite che il Signore riceverà,
degli scandali e dei mali che ora ci affliggono.
E se fossi io responsabile? Sono forse io?
Che cosa farà di noi questa Pasqua?
Che cosa farà di me? Non lo so.
So solo che già mi ha reso più umano,
troppo umano.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Provo più sdegno o più dolore davanti a uno scandalo?
Come tratto chi ha sbagliato?
Come arrivo quest’anno alla Pasqua?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Aprile
2019
Noi
commento di Mt 26,14-25, a cura di Stefano Corticelli SJ