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Il desiderio fa fiorire ogni cosa; il possesso rende tutto logoro e sbiadito.
Marcel Proust
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 10,17-27)
In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».
Mi lascio ispirare
Difficilmente con le mani piene ci si scoprirà capaci ancora di ricevere; convinti di avere tutto il necessario, quando ci sentiamo ricchi non percepiamo neppure la possibilità del dono, della grazia, della sovrabbondanza. Fermi e saldi nella certezza della nostra ricchezza, arriviamo a sentirci padroni della nostra vita, signori della nostra esistenza.
Ma siamo creature e come tali usciamo dalle mani di un Signore che ci plasma per essere accompagnati ad essere salvati. Per essere salvati, tuttavia, è necessario riconoscere la nostra povertà. Solo le mani vuote possono essere tese, spalancate ad accogliere gli enormi doni di grazia che il Signore ci riserva. Chi è povero, nel bisogno riconosce il desiderio e la possibilità del dono, che è rigoglio di vita.
Allentiamo la presa sulla nostra vita, allarghiamo le dita, smettiamo di stringere: sulle mani aperte, presentate al Signore, si poserà la grazia che rende tutto possibile, nelle mani di Dio.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Su cosa tengo le mani strette?
Quale ricchezza mi protegge dal bisogno, ma mi ripara anche dalla grazia?
Quale dono per me impossibile chiedo oggi al Signore, sapendo che tutto gli è possibile?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
4
Marzo
2019
Allenta la presa!
commento di Mc 10,17-27, a cura di Verena M.