Rendete visibile quello che, senza di voi, forse non potrebbe mai essere visto.
Robert Bresson
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 18,35-43)
Mentre Gesù si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto a mendicare lungo la strada. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli risposero: «Passa Gesù il Nazareno!». Allora incominciò a gridare: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo sgridavano, perché tacesse; ma lui continuava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che glielo conducessero. Quando gli fu vicino, gli domandò: «Che vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io riabbia la vista». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio.
Mi lascio ispirare
Lodare Dio, rendere grazie, cioè gioire di quello che si è e si ha e quindi che si fa, è vocazione insita in ogni essere umano. La percezione della vita è quell’improvvisa consapevolezza di appartenenza a qualcosa o a qualcuno che risiede dentro e ci supera.
Una questione di percezione, che interessa anzitutto i nostri sensi interni: la memoria, in quel “Gesù, figlio di Davide”; l’intelligenza o comprensione del limite nell’”abbi pietà di me”; la volontà con la richiesta esplicita del “che io riabbia la vista”.
Dio non si tira indietro davanti alle nostre non-percezioni e nel suo cammino si ferma per ascoltare. Nel momento in cui siamo disposti a fermarci per ascoltare tutto si trasforma. L’ascolto dell’ascolto, la vista della vista portano a lodare.
Il miracolo altro non è che ammirare ciò che palesemente si ignora, quello che già c’è ed è dato per scontato e allora è naturale ringraziare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale è il mio urlo?
Quando le mie voci interiori mi hanno impedito di fare memoria?
Dove incontro ascolto e vista per comprendere - il limite e ciò che lo supera -, per esprimere ciò che voglio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
19
Novembre
2018
Non chiedo mica la luna!
commento di Lc 18,35-43, a cura di Mounira Abdelhamid Serra