Non sono qui per il gusto, per la ricompensa,
ma per tuffarmi da uno scoglio dentro all'esistenza
[....] Come posso io, non celebrarti vita?
Oh vita! Oh vita
Jovanotti
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 13,10-17)
In quel tempo, Gesù stava insegnando in una sinagoga in giorno di sabato. C’era là una donna che uno spirito teneva inferma da diciotto anni; era curva e non riusciva in alcun modo a stare diritta. Gesù la vide, la chiamò a sé e le disse: «Donna, sei liberata dalla tua malattia». Impose le mani su di lei e subito quella si raddrizzò e glorificava Dio. Ma il capo della sinagoga, sdegnato perché Gesù aveva operato quella guarigione di sabato, prese la parola e disse alla folla: «Ci sono sei giorni in cui si deve lavorare; in quelli dunque venite a farvi guarire e non in giorno di sabato». Il Signore gli replicò: «Ipocriti, non è forse vero che, di sabato, ciascuno di voi slega il suo bue o l’asino dalla mangiatoia, per condurlo ad abbeverarsi? E questa figlia di Abramo, che Satana ha tenuto prigioniera per ben diciotto anni, non doveva essere liberata da questo legame nel giorno di sabato?». Quando egli diceva queste cose, tutti i suoi avversari si vergognavano, mentre la folla intera esultava per tutte le meraviglie da lui compiute.
Mi lascio ispirare
Il peccato è un legaccio che ci impedisce di camminare. È un peso che ci schiaccia verso il basso e ci ruba la dignità. Quando il male entra nella nostra esistenza, il nostro sguardo si allontana dall’orizzonte. Smettiamo di vivere e ci accontentiamo di sopravvivere! A volte questa sofferenza è così grande, da divenire visibile nella nostra carne.
A volte, facciamo esperienza di morte, proprio in quei luoghi in cui dovremmo ricevere vita. La nostra famiglia, i nostri affetti, il tempio. Quando si passa dalla relazione al legame, la vita viene ad essere compressa e limitata nella sua potenzialità. Ecco, allora, che l’amore può divenire un dovere o, peggio ancora, un lavoro. E così persino la salvezza è sottoposta ad orari di chiusura e di apertura.
Il Signore è venuto a sciogliere queste catene e a restituirci la dignità di figli amati. Il segno della sua presenza nella nostra storia, si rivela in due atteggiamenti: la posizione eretta con cui affrontiamo il nostro cammino; la capacità di vedere la bellezza del creato e di lodare Dio per questo.
Ipocriti siamo tutti noi, ogni qual volta poniamo dei limiti al suo amore. Mettiamo a tacere tutte quelle voci, dentro e fuori di noi, che ci spingono a rimandare il nostro incontro con Lui, il Signore della Vita!
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quale legaccio vuoi affidare al Signore?
Quando ti sei sentito liberato dal Signore?
Quale voce ti allontana dalla grazia di Dio e ti impedisce di ricevere e ridonare il Suo amore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
29
Ottobre
2018
s-legami
commento di Lc 13,10-17, a cura di Maria Pia S.