Una vita da mediano,
lavorando come Oriali,
anni di fatica e botte e
vinci casomai i mondiali.
Luciano Ligabue, Una vita da mediano
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mc 10,35-45)
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».
Mi lascio ispirare
Ma che arroganti questi due fratelli, Giacomo e Giovanni, tanto da chiedere il primo posto nel Regno di Dio! Eppure, a guardarli bene, siamo molto simili: anche noi infatti rivendichiamo spesso il diritto di avere autorità sugli altri, non per fare del male, certo, ma per il desiderio di essere ammirati, onorati e amati, perché la stima e il prestigio, i complimenti e le strette di mano danno adrenalina. Più medagliette ci appiccichiamo sulla giacca e più siamo felici, più coppe occupano le nostre librerie e più ci sentiamo di esistere e di stare al mondo come uomini e donne felici… alla fine.
Ma la vita è tutta qui? Possibile che il senso del vivere sia solo ricevere applausi, sorrisi e coppe impolverate sulla mensola? Gesù riprende subito i discepoli perché, invece, la vita è molto di più: è stare al mondo in pienezza, nella verità e nella libertà di figli. È la pienezza data dalla relazione, quella di figliolanza e dipendenza dal Padre e quella di fratellanza con gli altri. Gesù venendo tra noi proprio come servo degli uomini, e morendo in croce con accanto due ladroni ci ha spiegato bene cos’è la vita: è dare tutto per la vita dell’altro, è dono totale e gratuito di sé.
Tutto questo potrebbe non avere alcun senso, perché fare tanta fatica per gli altri senza avere merce di scambio? Ma se il cristiano è un uomo libero dall’ansia di essere preferito, consultato, ricercato, perché su di sé c’è già un amore incommensurabile a prescindere da tutto fin da prima che nascesse, allora vivere ha senso proprio nel donarsi agli altri.
Gesù è venuto per servire, nella semplicità e nell’umiltà di figlio, è venuto per amare, dunque il senso della vita è proprio amare nel ridonare il dono ricevuto della vita. È ricambiare questo amore grande ricevuto. È correre, correre, fino a perdere fiato ma custodendo il pallone, arrivare fino alla porta e poi passare la palla al compagno di squadra affinché possa lui finalizzare il gioco, poi segnare ed esultare insieme.
Vivere servendo non è nient’altro che amare e gustare la pienezza della vita nell’offrire un sorriso all’altro. Servire è gioire nutrendosi della gioia del nostro prossimo. Avviciniamoci a Gesù per sperimentare e capire questa gioia vera.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ti è capitato di ricercare onori e privilegi nel quotidiano?
Cosa cerchi di fare per essere felice?
Hai mai sperimentato la gioia riflessa per la vita di un fratello?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
21
Ottobre
2018
Stare al mondo in pienezza
commento di Mc 10,35-45, a cura di Ilaria De Lillo