L'ipocrisia è un compito ventiquattr'ore su ventiquattro.
William Somerset Maugham
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 23,1-12)
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare “rabbì”dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate nessuno “padre” sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. E non fatevi chiamare “maestri”, perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. Il più grande tra voi sia vostro servo; chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.»
Mi lascio ispirare
Il Signore oggi parla dei nostri vizi e condanna la mancanza di coerenza e la mancanza di sincerità nella relazione con Lui e con il prossimo. I farisei predicano ai fedeli, ma in realtà non osservavano quanto dicono. Sono persone divise, che con le labbra affermano una cosa ma con il cuore ne pensano un’altra. Tutto questo incrementa una grande logica di seduzione che forse è la logica del mondo attuale.
Ciascuno di noi può ritrovare nei suoi comportamenti qualcosa degli atteggiamenti degli scribi e dei farisei. Quante volte ci è capitato di agire solo per sembrare migliori o esseri ammirati dagli altri, con il risultato di mettere al centro solo noi stessi e di rovinare appunto la relazione con Lui e con il prossimo?
Si tratta di chiedere di giocare la nostra vita su un’altra logica, quella del Vangelo, di farci piccoli. Questo vuol dire essere disposti ad abbassarci quando l’altro ha bisogno di salire sulle nostre spalle e farci piccoli quando la porta da attraversare diventa stretta.
Siamo perciò chiamati a vivere ciò in cui crediamo, nella semplicità della quotidianità.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ho agito solo per compiacere?
In che luogo del mio cuore avverto divisione?
In che occasione mi sono riscoperto coerente alla mia natura di figlio amato?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
25
Agosto
2018
Le parole più belle sono i fatti
commento di Mt 23,1-12, a cura di Rete Loyola (Bologna)