Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell’amore.
Le conseguenze dell’amore, Paolo Sorrentino
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 1,39-56)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto». Allora Maria disse: «L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre». Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.
Mi lascio ispirare
Si incontrano due donne “graziate”: l’una in attesa di un figlio non più sperato, l’altra portatrice stupita di un bimbo che sarà chiamato “Figlio dell’Altissimo”. E la reazione a tale incontro non può che essere l’esultanza, la gioia, la lode. Il bimbo esulta nel grembo, Elisabetta benedice colei che è venuta a visitarla, la voce di Maria si innalza nel Magnificat.
Ed è tutto un dichiarare la grandezza di Dio, il suo agire che innalza il piccolo, che sceglie l’umile, che soccorre il suo popolo. È Dio che opera. Sono le sue “grandi cose” che ha fatto. Maria presta la sua voce per riconoscerlo. E in questo riconosce la sua beatitudine: essersi fatta “mezzo” attraverso il quale la salvezza fatta uomo, e prima ancora bambino (nella logica del piccolo, del debole), pone la sua dimora fra gli uomini. Una beatitudine che durerà nei secoli. E non è nient’altro che la beatitudine evangelica che ci è chiesto di contemplare, in un qualche modo di “fare nostra”: Maria ha compreso e gioito per Colui che l’ha scelta.
A noi, oggi, la scelta di essere a nostra volta portatori di quel Signore Gesù che può ancora rovesciare le sorti dell’umanità. A noi oggi la scelta di poter testimoniare la grandezza di Dio nel metterci al servizio del debole, del povero, dell’affamato.
La vergine Maria che veneriamo nella liturgia odierna, ci presenta in maniera completa e concreta la figura di chi si mette a disposizione in tutto per i progetti dell’Onnipotente, che sono progetti di misericordia.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
In che occasione ho sentito il Signore operare in me grandi cose?
Cosa mi impedisce di offrirmi totalmente al Signore?
Per cosa potrei innalzare, oggi, un mio Magnificat?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Agosto
2018
Un progetto d’amore
commento di Lc 1,39-56, a cura di Lino Dan SJ