Donare! Avere il gesto che consola, che toglie alla mano il suo peso di carne, che consuma il bisogno di essere amato!
Léon Degrelle
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 17, 1 – 11a)
In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».
Mi lascio ispirare
Ecco la preghiera di Gesù al Padre, uno splendido io-tu che non dimentica, anzi, integra, coloro che gli sono stati affidati: allora i discepoli, oggi nello sguardo ecclesiale tutti coloro che, attraverso di essi, credono e crederanno.
Siamo in buone mani: nelle mani del Figlio, che sarà glorificato proprio nel compiere l’opera per cui il Padre lo ha inviato. E se siamo di Cristo, siamo di Dio Padre: uno splendido “scambio di mani”, potremmo dire: dal Padre al Figlio e viceversa, un dinamismo continuo d’amore. E l’aver accolto la parola del Figlio è divenuto il “luogo” in cui ciascuno, divenuto discepolo, giunge ad incontrare il Padre, giunge a riconoscerne l’opera, giunge ad essere colui che continua questa catena di benedizione.
La gloria di cui parla Gesù è la croce: proprio lì c’è il dono totale, completo, di sé, in modo che tutti vi possano riconoscere il luogo della salvezza loro offerta. Perché solo un Dio che è completamente “per l’altro”, come lo sono il Padre e il Figlio, l’uno nell’altro e l’uno per l’altro, può generare quel dinamismo di amore che è lo Spirito santo, il dono che ci viene attraverso il Figlio proprio nel gesto supremo della sua morte in croce “per noi”.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando mi sono sentito nelle mani del Padre?
In che cosa oggi sono di Cristo?
In che circostanza ho sentito nella mia vita il dono totale dell’amore di Dio?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
15
Maggio
2018
In buone mani!
commento di Gv 17, 1 – 11a, a cura di Lino Dan SJ