Si è sempre affascinati dal vuoto. Più è fondo, più è buio, più esso ci attrae: un misterioso richiamo d’amore.
Oriana Fallaci
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 16,5-11)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Ora vado da colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: “Dove vai?”. Anzi, perché vi ho detto questo, la tristezza ha riempito il vostro cuore. Ma io vi dico la verità: è bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito; se invece me ne vado, lo manderò a voi. E quando sarà venuto, dimostrerà la colpa del mondo riguardo al peccato, alla giustizia e al giudizio. Riguardo al peccato, perché non credono in me; riguardo alla giustizia, perché vado al Padre e non mi vedrete più; riguardo al giudizio, perché il principe di questo mondo è già condannato».
Mi lascio ispirare
Gesù dice ai suoi discepoli che è bene che se ne vada e il loro cuore si riempie di tristezza. Il vuoto da lui lasciato è una sensazione scomoda e frustrante, difficile da vivere. La tentazione è di riempirlo subito con qualcos’altro per non sentire il morso della solitudine. Proprio ora che stavano incominciando a comprendere! Così avviene quando scopriamo il Signore nella nostra vita: subito sentiamo la gioia e l’entusiasmo per il sapore di pienezza che ci viene donato, ma poi lentamente, torniamo a vivere alla maniera dell’uomo vecchio e perdiamo l’energia degli inizi.
Gesù permette questo vuoto perché possiamo sperimentare la solitudine e imparare a stare in piedi da soli. La relazione che lui desidera con noi non è un legame di dipendenza che copre le nostre immaturità. Il risorto non si presenta come una stampella che ci aiuta a vivere meglio perché supplisce alle nostre carenze. La sua assenza ci rammenta che siamo noi i protagonisti della nostra vita e che siamo chiamati a prenderci cura fino in fondo della nostra umanità.
Lo spirito paràclito che lui manda viene ad abitare il nostro vuoto trasformandolo in spazio sacro, ma senza saturarlo. Rientrando in noi stessi e rimanendo in contatto con quello spazio sacro, possiamo purificare continuamente il nostro sguardo per scoprire ogni volta in modo rinnovato come Lui ha salvato il mondo che l’ha rinnegato. E cominciamo a vedere il nostro peccato come luogo di redenzione, scopriamo la giustizia come anelito di ricondurre tutti al Padre e sperimentiamo il giudizio finale non come nostra condanna, bensì come sconfitta definitiva del nemico. E’ appello alla vera libertà.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali strategie metti in atto per non vedere il vuoto dentro di te?
Come tendi a riempirlo per non sentire il morso della solitudine?
Ti è mai capitato di abitare questo vuoto come spazio sacro di purificazione del tuo sguardo sul mondo?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
8
Maggio
2018
La pienezza del vuoto
commento di Gv 16,5-11, a cura di Flavio Emanuele Bottaro SJ