Se il pane "basta a sé stesso" è perché è molteplice, non nel senso delle sue tante tipologie, ma per la sua essenza stessa giacché il pane è ricco, è vario, il pane è un microcosmo.
Muriel Barbery
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Gv 6,30-35)
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Mi lascio ispirare
Gesù deve aver osservato tante volte sua madre prendere della farina e mescolarla con l’acqua, lavorarla con le mani, lasciarla riposare e poi metterla nel forno. Gesù osserva, chiede, ascolta la storia del suo popolo e la sua personalità diventa impastata di questi, gesti, parole quotidiane e racconti. Noi, suoi discepoli, ci domandiamo come mai la sua vita sazia la nostra fame di significato e di speranza. Egli è così lontano da noi, dai nostri calcoli, dalla nostra volontà di avere tutto sotto controllo, dal bisogno di trovare una conferma a ciò che già sappiamo. Non pensa come pensiamo noi. Eppure è così vicino, cresciuto in una casa come le nostre, testimone dell’operosità dell’uomo e della donna. Davanti al suo mistero, non possiamo che adorare, cioè portare alla bocca, e mangiare.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Come accolgo le novità?
Quand’è stata l’ultima volta che ho lasciato che gli incontri mi formassero, senza aspettative?
Dove trovo gusto e significato nelle mie giornate?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Aprile
2018
Si mangia!
commento di Gv 6,30-35, a cura di Stefano Corticelli SJ