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Noi non riusciamo a intravvedere in anticipo dalle promesse come saranno gli adempimenti. Solo dal compimento si può scoprire il senso proprio della promessa.
Adrienne von Speyr
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 2,36-40)
[Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore.] C’era una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.
Mi lascio ispirare
La presenza di Anna nel tempio completa quella di Simeone. Anche lei è anziana e dal racconto che Luca fa della sua vita, ne ha passato la maggior parte di questa nel tempio a lodare Dio e ad attendere. Anna attende una liberazione (la traduzione CEI riporta “redenzione”) e così quando incontra Gesù comincia a parlarne a quanti attendono con lei la liberazione di Gerusalemme (che sta a indicare “tutto il popolo di Israele”).
C’era un’attesa che durava da secoli, l’attesa di essere liberati politicamente. C’era da sempre un desiderio di comunione, di pace, di giustizia che risuonava nei salmi, nei profeti, nei poveri. Ma ciò che fa di Anna una profetessa non è solo l’attesa e neanche la forza di parlarne ad altri. È la capacità di mettere insieme il desiderio del suo cuore con la realtà che il suo Dio gli mette davanti: un bimbo.
Anna vede in quel bimbo, presentato dai genitori, il segno che da sempre attendeva: il liberatore, la Luce nella notte. La Sapienza che accompagnerà Gesù nella sua crescita in lei ha già portato frutto e ha parlato.
Alla fine dell’anno chiediamo anche noi questa Sapienza per poter rileggere quest’anno che sta per concludersi con le sue promesse mantenute e disattese, le sue attese felici e frustranti, le liberazioni e le delusioni per poter anche noi lodare Dio e raccontare agli altri i suoi doni.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali attese e promesse riconosco da quest’anno che sta per concludersi?
Da quali pesi, dolori, ingiustizie, peccati attendo la liberazione?
Di cosa posso lodare Dio? Cosa posso continuare a chiedere e attendere?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
30
Dicembre
2025
Sapienza che libera
commento di Lc 2,36-40, a cura di Leonardo Angius SJ