
Foto di Degleex Ganzorig su Unsplash -
Quando la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi.
Paulo Coelho, Le cose che ho imparato nella vita
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Mt 17,10-13)
Mentre scendevano dal monte, i discepoli domandarono a Gesù: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elìa?». Ed egli rispose: «Sì, verrà Elìa e ristabilirà ogni cosa. Ma io vi dico: Elìa è già venuto e non l’hanno riconosciuto; anzi, hanno fatto di lui quello che hanno voluto. Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire per opera loro». Allora i discepoli compresero che egli parlava loro di Giovanni il Battista.
Mi lascio ispirare
Mi immagino tra i discepoli, mentre scendiamo dal monte dove abbiamo appena assistito alla tua Trasfigurazione, Signore. Il cuore è ancora colmo di stupore: la luce del tuo volto, la voce del Padre, tutto sembra così grande, così divino. Eppure, mentre la polvere del sentiero si solleva sotto i nostri piedi, nasce in noi una domanda: «Perché dunque gli scribi dicono che prima deve venire Elia?».
Signore, guardo il tuo volto mentre rispondi. Non è più il volto trasfigurato di poco fa: ora è rigido, serio, e nei tuoi occhi scorgo un velo di tristezza. Forse è il dispiacere per i nostri cuori ancora induriti, ancora bisognosi di segni straordinari, incapaci di riconoscere la tua presenza nei gesti semplici, nella quotidianità. Noi cerchiamo Elia, ma Elia è già venuto e non è stato riconosciuto. E tu aggiungi: «Così anche il Figlio dell’uomo dovrà soffrire». Parole che pesano, che mi interrogano.
Mi chiedo fino a che punto sono disposta a seguirti, a rendere la tua strada la mia strada, le tue orme il mio cammino. Non solo quando tutto è luce e gloria, ma anche quando la via passa per la croce. Quante volte, Signore, sei passato nella mia vita e io non ti ho visto. Quante volte ho preferito restare nel buio del mio silenzio, nella mia cecità, piuttosto che ascoltarti nel cuore e seguirti.
Oggi mi annunci la tua passione. Mi chiedi: «Mi seguirai anche lì?». E io tremo, perché so che non è facile. Ma voglio risponderti con sincerità: Signore, apri i miei occhi per riconoscerti nei segni umili e quotidiani. Dammi il coraggio di non fuggire davanti alla tua croce e alle croci che incontro. Rendimi capace di amare come tu ami anche quando costa, anche quando fa male.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quante volte Dio passa nella mia vita e io non lo vedo?
Quanto sono disposto a seguire Gesù anche quando la strada è tortuosa e passa per la croce?
In quale parte della mia storia personale faccio entrare Gesù?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Dicembre
2025
Apri i miei occhi
commento di Mt 17,10-13, a cura di Vanessa D'Urbano