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Almeno tu nell’universo
Mia Martini
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 23,35-43)
Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: “Ha salvato gli altri, salvi se stesso, se è il Cristo di Dio, il suo eletto”. Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dell’aceto, e dicevano: “Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso”. C’era anche una scritta, sopra il suo capo: Questi è il re dei Giudei. Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!”. Ma l’altro lo rimproverava: “Neanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male”. E aggiunse: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Gli rispose: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso”.
Mi lascio ispirare
Avete presente quando in un film la telecamera inquadra prima un panorama, poi della gente e poi dei singoli personaggi? Ecco, è proprio quello che succede in questa scena. Popolo, capi, soldati, uno dei condannati che bestemmia e poi colui che, insieme a Gesù, è protagonista di questa scena, colui che la tradizione ha chiamato Disma, passato ai posteri come “il buon ladrone”.
Ma sarà stato davvero buono di suo? E cosa ci sarà stato nella sua storia?
Da quello che sappiamo, è un colpevole, nonché reo confesso, condannato a un supplizio che gravava solo sui peggiori criminali, una pena che è la consacrazione di un fallimento esistenziale.
Cosa c’è nel suo passato? Violenza, dolore, difficoltà? E come avrà considerato gli altri? Vittime, carnefici o complici?
Crimine dopo crimine, all’orizzonte si staglia un tribunale che non ha clemenza, che sceglie per Disma il massimo della punizione: la pena capitale.
In tutto ciò, dov’è la bontà di quest’uomo? Si stenta a vederla, povero Cristo!, che vita sciagurata, quanto lontana dall’amore!
Ma, in un momento in cui avrebbe dovuto bestemmiare il mondo e Dio come fa l’altro condannato, cosa ha portato Disma a vedere in quello sgorbio che moriva accanto a lui un re? Forse la permanenza di Gesù nella pace a fronte degli insulti che riceveva? Forse il preoccuparsi della sorte delle donne durante la salita al Gòlgota? Forse le parole di perdono pronunciate a favore dei carnefici? Forse un qualche sguardo di Gesù, carico di simpatia, di vicinanza, nei suoi confronti?
La scritta “Costui è il re dei Giudei”, per quanto ne sappiamo, è l’unica frase su Gesù scritta durante la sua vita. Ma Disma ha fatto molto di più: ha chiamato Gesù “Gesù”, senza aggiungere né Maestro, né Signore, né altro, cosa unica in tutto il Nuovo Testamento, carica di inaudita confidenza, come unica è la loro relazione. A fronte dei tradimenti subiti, delle relazioni fallite, Disma sembra proprio dire a Gesù: «tu sei diverso!». Nei momenti dell’esecuzione della pena, quando Pilato ha già asciugato le mani e i discepoli sono lontani, Disma matura un’intuizione unica, uno slancio di benevolenza verso Gesù, slancio che rimane nel Vangelo e che trasforma un patibolo in un luogo di amicizia, già anticamera del paradiso.
Non era buono, il nostro Disma. Era solo uno dei tanti dis-graziati della storia, che accanto alla grazia è diventato “buono”, è stato trasformato dall’amore di Gesù in colui che è con Gesù. E per sempre. E in tutto ciò c’è molto di più della bontà di un ladro.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali eventi della tua vita ti hanno interiormente trasformato, ti hanno reso più disponibile, più aperto, in modi che non avresti pensato?
Nella tua storia, fra righe storte e percorsi altalenanti, quale via ha percorso la gratuità di Dio per raggiungerti?
Quali paradisi hai sognato e qual è oggi per te l’immagine del paradiso?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
23
Novembre
2025
Graziati dall’amore
commento di Lc 23,35-43, a cura di Piero Lamazza SJ