
Foto di Amber Weir su Unsplash -
Secondo me non siamo diventati ciechi,
secondo me lo siamo,
Ciechi che vedono, Ciechi che, pur vedendo,
non vedono.
José Saramago, Cecità
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 18,35-43)
Mentre si avvicinava a Gerico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: “Passa Gesù, il Nazareno!”. Allora gridò dicendo: “Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: “Figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. Egli rispose: “Signore, che io veda di nuovo!”. E Gesù gli disse: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato”. Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.
Mi lascio ispirare
L’azione o l’atteggiamento del mendicare indica una carenza che vuole essere colmata. Si possono mendicare tante cose: soldi, oggetti, affetti, amore, attenzioni, considerazione, riconoscimento, persone… Mendichiamo «seduti lungo la strada», passivi, sottomessi, quasi buttati là, inconsapevoli o dimentichi della nostra dignità. La cosa di cui manchiamo ha messo in ombra chi siamo veramente, o meglio prendiamo la parte (la mancanza) per il tutto (la persona che siamo) e ci perdiamo; siamo persi lungo la strada.
Tuttavia proprio la mancanza che ci affligge ci rende più sensibili (addirittura ipersensibili) a ciò che cambia attorno a noi: il cieco si accorge che c’è una folla insolita, che sta accadendo qualcosa di nuovo. Il cieco intuisce la presenza di una novità e chiede. Questa volta, però, il suo chiedere è diverso, non è un medicare «seduto lungo la strada», è un domandare attivo, incuriosito, vivo, dignitoso. E la domanda diventa subito grido e grido ancora più forte a voler superare le resistenze quelle che avvertiamo interne a noi e quelle esterne.
Il vetro ormai è infranto da dentro: ora sarà Gesù ad approfittarne, si ferma (interessante questo fermarsi per noi sempre in movimento anche nelle nostre “opere di carità”) e coinvolge in prima persona il cieco: «Cosa vuoi che io faccia per te?», cioè gli rimette in mano la dignità perduta rimettendogli in mano il timone della propria vita; non immagina cosa voglia il cieco, non entra nell’automatismo di offrire un aiuto scontato (cosa vuoi che voglia un cieco?), non si impone e non impone il suo potere: chiede e salva chiedendo perché soprattutto la salvezza non può essere imposta.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Mi sento mendicante: cosa sto mendicando? Di cosa ho un bisogno così incontrollato che mi toglie libertà?
Ho mai gridato veramente nella mia vita? Di cosa si trattava? A chi ho consegnato quel grido?
In quale luogo della mia vita mi sento seduto? Dove invece sono in cammino?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
17
Novembre
2025
Saper riconoscere il bene quando passa
commento di Lc 18,35-43, a cura di Andrea Piccolo SJ