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Ti aspetto qui. La scala non è poi così alta. I respiri del tempo sono lievi. E insieme si vede un cielo diverso, più morbido e aperto, dove ci si infila l’incanto.
Fabrizio Caramagna
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17,20-25)
In quel tempo, i farisei domandarono a Gesù: «Quando verrà il regno di Dio?». Egli rispose loro: «Il regno di Dio non viene in modo da attirare l’attenzione, e nessuno dirà: “Eccolo qui”, oppure: “Eccolo là”. Perché, ecco, il regno di Dio è in mezzo a voi!». Disse poi ai discepoli: «Verranno giorni in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete. Vi diranno: “Eccolo là”, oppure: “Eccolo qui”; non andateci, non seguiteli. Perché come la folgore, guizzando, brilla da un capo all’altro del cielo, così sarà il Figlio dell’uomo nel suo giorno. Ma prima è necessario che egli soffra molto e venga rifiutato da questa generazione».
Mi lascio ispirare
Gesù risponde ai farisei che il Regno di Dio non si manifesta con segni clamorosi o eventi che attirano l’attenzione. Non è qualcosa che si può localizzare con «eccolo qui» o «eccolo là». Questo significa che il Regno non è un luogo geografico né un fenomeno politico, ma una realtà spirituale che si realizza nella relazione con Dio e tra le persone. È già presente «in mezzo a voi», cioè nella persona di Gesù e in chi accoglie il suo messaggio.
Nonostante le parole di Gesù possano sembrare enigmatiche, si percepisce una tensione tra il “già” e il “non ancora”, c’è un richiamo alla dimensione dell’attesa e della speranza: il cristiano vive nel tempo tra la prima venuta di Cristo e il suo ritorno glorioso. Il Regno è già presente, ma non ancora compiuto. E il desiderio di incontrare il Figlio dell’uomo non deve ingannare cuori che sono in cammino verso il Signore.
Cosa ci viene chiesto allora in questo momento di attesa? Il Regno di Dio non è qualcosa da cercare fuori, ma da accogliere dentro: nella nostra vita, nelle relazioni, nella comunità. Non si tratta di aspettare segni straordinari, ma di vivere il Vangelo ogni giorno. La venuta finale sarà certa, ma non prevedibile: perciò l’atteggiamento giusto è vigilanza e fiducia.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quali ostacoli mi impediscono di accogliere pienamente questo messaggio oggi?
Quali luoghi nella mia vita possono essere luoghi di incontro con il Signore?
In che maniera vivo il tempo dell’attesa?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
13
Novembre
2025
Tra il “già” e il “non ancora”
commento di Lc 17,20-25, a cura di Vanessa D'Urbano