
Foto di Nick Fewings su Unsplash -
Su, allocco mio,
muta la tua espressione!
Questa è pioggia di primavera.
Kobayashi Issa, Il consiglio del colombo (traduzione di Irene Iarocci)
Mi preparo
Chiudo gli occhi,
mi concentro sul momento presente,
libero la mente da preoccupazioni e pensieri,
esprimo interiormente il mio desiderio di stare alla presenza del Signore
Entro nel testo (Lc 17,11-19)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea. Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano. Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Mi lascio ispirare
Questi dieci lebbrosi non si avvicinano a Gesù, non ne pretendono il tocco salvifico, non chiedono che le sue mani li tocchino per sanarli. Conoscono la loro malattia e rispettano le distanze, non fanno nulla che violi le indicazioni della Legge né i suggerimenti del buonsenso. Non sono neanche troppo sicuri che questo Gesù possa guarirli, forse, e infatti non è la guarigione che chiedono.
È un episodio anomalo, rapido, consumato sul limitare del confine invalicabile della malattia. Nessun contatto, appena un rapido gioco di sguardi – a distanza – e un breve scambio di battute, solo due: la loro richiesta di pietà e quella che sembra una risposta sconnessa da parte di Gesù, che non annuncia loro la guarigione né promette nulla, formalmente non è che un invito ad allontanarsi.
Il fatto che i lebbrosi davvero si allontanino è insieme un atto di fiducia e un atto di sfiducia: perché andare dai sacerdoti? Cosa potranno mai fare i sacerdoti che non ha fatto quest’uomo di cui raccontano meraviglie? Però vanno. E mentre vanno ritrovano la salute e la purezza che la lebbra aveva portato via. Cosa li ha guariti? Forse l’umiltà del chiedere pietà, forse la fiducia nell’incamminarsi, forse…
La mancanza del colpo di scena, del riscoprirsi davanti a Gesù immediatamente sanati, è un punto focale di questo racconto: ci si può riscoprire guariti gradualmente, lungo la via della propria quotidianità, senza atti spettacolari né improvvisi miracoli. La salute torna piano a rinvigorire silente le membra, il confine tra malattia e salute sfuma lentamente.
Proprio queste guarigioni graduali son quelle che richiedono più accortezza per essere notate: quante volte nel tempo un dolore è andato affievolendosi fino a sparire, quante volte siamo, senza nemmeno sapere come, riusciti a mollare la presa sulla sofferenza fino a riscoprirci sanati quando ormai non ce l’aspettavamo più…
Allora non c’è distanza che tenga: guariti, pur stranieri, ritroviamo la forza di essere grati e nel tornare a Cristo riscopriamo cosa ci ha salvati.
Immagino
Provo a visualizzare la scena, il luogo in cui avviene, i personaggi principali, le parole che si scambiano, il tono delle voci, i gesti. E lascio affiorare il mio sentire, senza censure, senza giudizi.
Rifletto sulle domande
Quando ti è capitato di ricevere più di quanto avessi chiesto?
In quale occasione hai vissuto una guarigione graduale e come te ne sei accorto?
Di quale guarigione ringrazi oggi il Signore?
Ringrazio
Come un amico fa con un amico, parlo con il Signore su ciò che sto ricevendo da lui oggi...
Recito un "Padre nostro" per congedarmi e uscire dalla preghiera.
12
Novembre
2025
Andare incontro alla guarigione
commento di Lc 17,11-19, a cura di Verena M.